Vita Chiesa

BENEDETTO XVI A PAVIA: VESPRI, PER UMANITÀ CONTEMPORANEA MESSAGGIO ESSENZIALE  E’ «DIO È AMORE»

“Dio è amore”: è questo “il messaggio essenziale” di cui ha bisogno l’umanità contemporanea. Lo ha detto, ieri sera, Benedetto XVI, durante la celebrazione dei Vespri nella basilica di S. Pietro in Ciel d’Oro, nel momento conclusivo della sua visita a Pavia, che ha acquistato “la forma del pellegrinaggio” per “venerare le spoglie mortali di sant’Agostino”, verso il quale il Papa ha espresso la sua “personale devozione e riconoscenza” per la “tanta parte” che ha avuto nella sua vita. Dal sepolcro di Agostino, dove ha incensato l’urna delle reliquie davanti alla quale ha sostato in preghiera, il Santo Padre ha raccolto “un messaggio significativo per il cammino della Chiesa”, che viene “dall’incontro tra la Parola di Dio e l’esperienza personale del grande vescovo di Ippona”. Sant’Agostino, infatti, ha fissato lo sguardo sul mistero che Gesù “è la rivelazione del volto di Dio Amore ad ogni essere umano in cammino sui sentieri del tempo verso l’eternità”. “Qui – ha chiarito Benedetto XVI – è il cuore del Vangelo, il nucleo centrale del Cristianesimo. La luce di questo amore ha aperto gli occhi di Agostino, gli ha fatto incontrare la ‘bellezza antica e sempre nuova’ in cui soltanto trova pace il cuore dell’uomo”. Il Papa ha simbolicamente riconsegnato, davanti alla tomba del santo, alla Chiesa e al mondo la sua enciclica, “Deus caritas est”.

L’enciclica “Deus caritas est”, ha spiegato Benedetto XVI, soprattutto nella prima parte, “è largamente debitrice al pensiero di sant’Agostino”. “L’umanità contemporanea ha bisogno di questo messaggio essenziale, incarnato in Cristo Gesù: Dio è amore. Tutto deve partire da qui e tutto qui deve condurre: ogni azione pastorale, ogni trattazione teologica”, ha, poi, chiarito il Papa. Ecco allora il messaggio ancora attuale di sant’Agostino: “l’Amore è l’anima della vita della Chiesa e della sua azione pastorale” e “solo chi vive nell’esperienza personale dell’amore del Signore è in grado di esercitare il compito di guidare e accompagnare altri nel cammino della sequela di Cristo”. Servire Cristo, dunque, “è anzitutto questione d’amore”; la stessa appartenenza alla Chiesa e l’apostolato “risplendano sempre per la libertà da ogni interesse individuale e per l’adesione senza riserve all’amore di Cristo”. I giovani, in particolare, ha ricordato il Santo Padre, “hanno bisogno di ricevere l’annuncio della libertà e della gioia, il cui segreto sta in Cristo. E’ Lui la risposta più vera all’attesa dei loro cuori inquieti per le tante domande che si portano dentro. Solo in Lui, Parola pronunciata dal Padre per noi, si trova quel connubio di verità e amore in cui è posto il senso pieno della vita”.

Sulle orme di Agostino, è stato l’invito di Benedetto XVI, “siate anche voi una Chiesa che annuncia con franchezza la ‘lieta notizia’ di Cristo”. Il Papa ha, poi, dichiarato di apprezzare la priorità pastorale “accordata alla formazione personale”, perché “la Chiesa è una comunità di persone che credono nel Dio di Gesù Cristo e si impegnano a vivere nel mondo il comandamento della carità che Egli ha lasciato”. La maturazione personale, animata dalla carità ecclesiale, “permette anche di crescere nel discernimento comunitario, cioè nella capacità di leggere e interpretare il tempo presente alla luce del Vangelo, per rispondere alla chiamata del Signore”. Il servizio della carità, ha aggiunto, “vi chiama e al tempo stesso vi stimola ad essere attenti ai bisogni materiali e spirituali dei fratelli”. Di qui l’incoraggiamento “a perseguire la ‘misura alta’ della vita cristiana, che trova nella carità il vincolo della perfezione e che deve tradursi anche in uno stile di vita morale ispirato al Vangelo, inevitabilmente controcorrente rispetto ai criteri del mondo”, da testimoniare sempre con stile umile. Alla fine dei Vespri, il Papa ha acceso il “lume” di Sant’Agostino. “State vicini al Signore, andiamo avanti nel nome del Signore. Pregate per me”: con queste parole Benedetto XVI, sorridendo, ha salutato i ragazzi e i giovani prima di lasciare Pavia.

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