Vita Chiesa

«FIRENZE CIVITAS», UN PERCORSO DI RIFLESSIONE A SERVIZIO DELLA CITTA’

Aiutare Firenze a ritrovare un «rinnovato slancio creativo e una rinnovata solidarietà»: era questo l’appello lanciato dal cardinale Ennio Antonelli lo scorso 4 novembre, nel quarantennale dell’Alluvione. Un appello che suscitò un ampio dibattito e che raccolse l’adesione di istituzioni, categorie sociali ed economiche. Da allora, la Chiesa fiorentina non è stata con le mani in mano: a don Giovanni Momigli, direttore dell’Ufficio di Pastorale sociale, il compito di dare vita a un percorso che permettesse di promuovere il confronto, a tutti i livelli. Ne è scaturito il progetto intitolato «Firenze, civitas per il mondo»: un progetto che stamani il cardinale Antonelli, assieme a don Momigli, ha presentato alla stampa fiorentina.

«La Chiesa – ha precisato il cardinale – non vuole darsi compiti che non le competono, ma solo favorire una presa di coscienza. Il nostro è un servizio d’animazione. Noi non abbiamo ricette anche se speriamo che questo servizio d’animazione non sia sterile».

«Firenze – ha spiegato don Momigli – deve diventare civitas, comunità viva che pensa, si confronta e opera: per questo, è fondamentale che abbia un’anima, che pensi e ritrovi i forti ideali, le grandi speranze e le salde convinzioni». In questo cammino, sottolinea don Momigli, ognuno deve fare la sua parte: «per la Chiesa, questo significa anzitutto porre al servizio della città la sua peculiare specificità: annunciare il Vangelo di Gesù Cristo, con modalità sempre più adeguate all’uomo contemporaneo, e proclamare i valori e la visione dell’uomo e del mondo che derivano dalla fede, anche se si articolano e si argomentano sulla base della ragione. La Chiesa fa la sua parte proponendo all’uomo Gesù Cristo e la sua dottrina sociale. Inoltre, fare la propria parte, per la Chiesa, significa contribuire alla ri-costruzione del tessuto relazionale e sociale, vivendo con maggiore convinzione e determinazione la comunione ecclesiale, anche sul piano operativo; sollecitare e favorire forme di dialogo e di attenzione alle persone e alle situazioni; mettere a disposizione le proprie possibilità di ascolto e la ricchezza delle iniziative che essa può attivare e quelle che quotidianamente vengono realizzate dalla comunità ecclesiale nei vari campi, dalla formazione delle coscienze alla tutela del patrimonio culturale e artistico, all’attività di cura della persona nelle varie fasi della vita e nelle molteplici situazioni».

Non ci sono, quindi, ambiti della vita umana su cui la Chiesa non può intervenire: ci sono però ruoli da rispettare. La Chiesa fiorentina quindi non può limitarsi ad una astratta enunciazione di principi, ma con i suoi interventi, anche operativi, quole essenzialmente essere di stimolo a chi ha le competenze e le responsabilità, perché si faccia carico di una riflessione sul presente e sul futuro della città.

Per questo il progetto «Firenze Civitas», spiega don Momigli, si articola su due percorsi: «uno interno alla comunità ecclesiale, che vuole coinvolgere parrocchie, movimenti e associazioni: un cammino parallelo e integrato con quello sulla famiglia, il grande tema che il cardinale Antonelli ha posto al centro della pastorale diocesana. La famiglia, infatti, deve essere vista anche nella sua dimensione sociale e pubblica; nel suo essere collocata in un determinato territorio, con le sue potenzialità ed i suoi limiti; nel suo essere parte di una comunità che, nello stesso tempo ed in una certa misura, la “condiziona” ed è da essa “condizionato” in base ai valori ed ai comportamenti che la famiglia assume. Tutta una serie di esigenze delle persone e delle famiglie – dalla casa al lavoro, dalla sanità alla scuola, dall’aggregazione alla crescita culturale e spirituale, alla stessa questione della mobilità -, sono fortemente intersecate con la qualità della città nella quale la persona e la famiglia vive e opera».

L’altro percorso invece vede la Chiesa fiorentina a fianco delle istituzioni politiche, culturali, sociali ed economiche della città, impegnata in una «azione di stimolo per una politica di più alto profilo, che abbia al suo centro la persona e il bene comune, la qualità della vita dei cittadini e la qualità della città complessivamente intesa». La Diocesi quindi propone alle istituzioni e ai soggetti culturali (Comune e Università in particolare) di farsi promotori di alcune iniziative di riflessione di alto livello, che non avranno una ricaduta immediata sul governo della città ma che potranno incidere sulla Firenze del futuro. Una città, secondo don Momigli, «che sa vedere i propri bisogni e le proprie possibilità di sviluppo; che promuove una cultura viva e dinamica, anche come elemento per costruire l’ambito di dialogo tra esperienze e culture diverse; che riflette su se stessa, intersecando piani e dimensioni, dal sociologico all’urbanistico, dall’economico al filosofico e al teologico».

Tra gli «interlocutori» che lavoreranno, insieme a don Momigli, per dare concretezza a queste iniziative c’è l’assessore comunale alla cultura Giovanni Gozzini, mentre il Rettore dell’Università Augusto Marinelli ha dato incarico a un’equipe di cinque docenti, coordinati dal Prorettore Sandro Rogari. Il gruppo di lavoro ha già fissato un primo incontro per lunedì 19 marzo.