Vita Chiesa

BENEDETTO XVI: TENDENZE AGNOSTICHE E PRETESE DI AUTONOMIA ETICA E MORALE TRA LE SFIDE

“Non è certo facile annunciare e testimoniare oggi il Vangelo”, ma “nessuna difficoltà può separarci dall’amore di Cristo”. Lo ha detto oggi Benedetto XVI, ricevendo – nella prima parte dell’udienza generale, in Basilica vaticana – i presuli della Conferenza episcopale del Piemonte, in occasione della visita “ad limina”. “La fede cristiana – ha esordito il Papa – si confronta con molte sfide dovute, nell’odierno contesto socio-culturale, alle tendenze agnostiche presenti in campo dottrinale, come pure alle pretese di piena autonomia etica e morale”. “Non è certo facile annunciare e testimoniare oggi il Vangelo”, ha ammesso il Pontefice, per il quale tuttavia “permane nel popolo un solidi substrato spirituale, che si manifesta tra l’altro nell’attenzione alle istanze della vita cristiana, nell’intimo bisogno di Dio, nella riscoperta del valore della preghiera, nella stima verso il sacerdote zelante e il suo ministero”. Senza contare “una più sentita esigenza di tensione alla santità, misura alta della vita cristiana”, da parte di “fedeli laici” e “gruppi d impegno apostolico”. Di qui l’invito del Papa ai vescovi a “proseguire con coraggio di fronte alle difficoltà”, e a tutto il Popolo di Dio a testimoniare “con fervore” la “comune adesione a Cristo”, per edificare la Chiesa “nella carità e nella verità”.

“Cesare non è tutto”, per i cristiani “emerge un’altra sovranità, la cui origine ed essenza non sono di questo mondo, ma di lassù: è quella della Verità, che vanta anche nei confronti dello Stato il diritto di essere ascoltata”. Lo ha detto il Papa, che nella catechesi dell’udienza generale ha iniziato un nuovo ciclo di catechesi sui padri apostolici, cominciando da San Clemente. Citando la “grande preghiera” con cui si conclude la Lettera ai Corinti, l’unica opera di san Clemente riconosciuta come autentica, Benedetto XVI ha reso noto che “dopo i testi del Nuovo Testamento, essa rappresenta la più antica preghiera per le istituzioni politiche”, e “contiene anche un insegnamento che guida, lungo i secoli, l’atteggiamento dei cristiani dinanzi alla politica e allo Stato”. “All’indomani della persecuzione – ha fatto notare il Papa – i cristiani non cessano di pregare per quelle stesse autorità che li avevano condannati ingiustamente. Il motivo è anzitutto di ordine cristologico: bisogna pregare per i persecutori, come fece Gesù sulla croce”. Ma “pregando per le autorità”, ha puntualizzato, “Clemente riconosce la legittimità delle istituzioni politiche nell’ordine stabilito da Dio; nello stesso tempo, egli manifesta la preoccupazione che le autorità siano docili a Dio ed esercitino il potere che Dio ha dato loro nella pace e la mansuetudine con pietà”.

“La Chiesa ha una struttura sacramentale, non una struttura politica, l’azione liturgica precede le nostre decisioni e le nostre idee”. A ribadirlo è stato oggi il Papa, che nella seconda parte dell’udienza generale – in aula Paolo VI, davanti a circa 16mila persone – si è soffermato sulla Chiesa “creatura di Dio, non creatura nostra”. Ripercorrendo la Lettera ai Corinti di San Clemente, martire, terzo successore di Pietro, Benedetto ha ricordato che in essa, “per la prima volta nella letteratura cristiana, compare il termine greco laikos, che significa membro del laos, cioè del popolo”. “La netta distinzione tra il laico e la gerarchia – ha puntualizzato subito dopo il Papa – non significa per nulla una contrapposizione, ma soltanto una connessione organica. La Chiesa, infatti, non è luogo di confusione e di anarchia, dove uno potrebbe fare quello che vuole al momento: ciascuno in essa esercita il suo ministero secondo la vocazione ricevuta”. Riguardo ai capi delle comunità, San Clemente “esplicita chiaramente la dottrina della successione apostolica”. “Le norme che la regolano derivano in ultima analisi da Dio stesso”, ha spiegato il Papa, che nella parte finale della catechesi ha citato “la sollecitudine della Chiesa di Roma, che presiede nella carità a tutte le altre chiese”.Sir