Vita Chiesa

BENEDETTO XVI, UDIENZA GENERALE: L’APOSTOLO PAOLO, UOMO APERTO ALLA COLLABORAZIONE NELLA CHIESA

“Dobbiamo riconoscere che l’Apostolo Paolo è un esempio eloquente di uomo aperto alla collaborazione nella Chiesa. Non vuole fare tutto da solo ma si avvale di numerosi e diversificati colleghi”: lo ha detto questa mattina il Papa Benedetto XVI, aprendo la meditazione nell’udienza del mercoledì dedicata ancora una volta a “un viaggio tra i protagonisti delle origini cristiane”. Dopo aver citato figure quali Epafra, Urbano, Aristarco, Trifida, Perside, Aquila e Priscilla, Benedetto XVI ha portato l’attenzione su tre figure particolari che – ha detto – “hanno svolto un ruolo particolarmente significativo”. Si tratta di Barnaba, Silvano e Apollo. Il primo, Barnaba, è stato uno tra i primi giudei convertiti di Gerusalemme, ha viaggiato con Paolo e ha collaborato all’evangelizzazione di Antiochia di Siria, prendendo poi parte al Concilio di Gerusalemme che ha rinunciato a imporre la circoncisione ai cristiani. A questo proposito, Benedetto XVI ha sottolineato che in quel contesto “gli anziani decisero di disgiungere la pratica della circoncisione dall’identità cristiana”, anzi ha aggiunto che si chiarì il concetto che “solo così hanno reso possibile aprire la Chiesa ai pagani senza obbligo di circoncisione. Siamo figli di Abramo semplicemente per la fede in Cristo”.

Proseguendo nella presentazione degli altri due collaboratori di S. Paolo, il Papa ha delineato le figure di Sila (o Silvano), “uno dei primi ebrei convertiti di Gerusalemme”. Della sua biografia ha ricordato che “fu inviato ad Antiochia per spiegare ai fratelli le decisioni del cosiddetto primo Concilio di Gerusalemme”. Il Papa ha sottolineato che evidentemente “era ritenuto capace di operare una sorta di mediazione tra ebrei e cristiani di origine pagana, servendo all’unità della Chiesa nella diversità di riti e di origine”. Quanto al terzo collaboratore, Apollo, ha ricordato che era giudeo di Alessandria e che annunciò il Vangelo sia ad Efeso sia a Corinto. “Tutti e tre – ha concluso il Papa – brillano nel firmamento dei diffusori del Vangelo” con “una nota in comune: hanno mostrato la loro dedizione a Gesù Cristo e al Vangelo, insieme al fatto di essere stati tutti e tre collaboratori dell’apostolo Paolo”. Li ha quindi definiti “modelli luminosi di disinteresse e di generosità”, traendo la considerazione che “siamo tutti ministri di Gesù … sia il Papa, i cardinali, i vescovi, i sacerdoti, i fedeli laici, tutti siamo utili ministri di Gesù, serviamo in quanto possiamo il Vangelo secondo i nostri doni. Preghiamo Dio perché faccia crescere il suo Vangelo e la sua Chiesa”. Sir