Vita Chiesa
GIORNATA DELLA VITA 2007: MESSAGGIO CEI, «IL SENTIERO VIRTUOSO DELL’AMORE»
Non si può non amare la vita: è il primo e il più prezioso bene per ogni essere umano. Dall’amore scaturisce la vita e la vita desidera e chiede amore. Per questo la vita umana può e deve essere donata, per amore, e nel dono trova la pienezza del suo significato, mai può essere disprezzata e tanto meno distrutta. Inizia, così, il messaggio del Consiglio episcopale permanente della Cei per la 29ª Giornata per la vita, che si celebrerà il 4 febbraio 2007. Certo, aggiungono i vescovi, i giorni della vita non sono sempre uguali: a volte si è indotti spontaneamente ad apprezzare la vita, mentre altre la fatica, la malattia, la solitudine ce la fanno sentire come un peso. Ma la vita è sempre un bene prezioso per se stessi e per gli altri e in quanto tale è un bene non disponibile. Per i vescovi, l’amore vero per la vita, non falsato dall’egoismo e dall’individualismo, è incompatibile con l’idea del possesso indiscriminato che induce a pensare che tutto sia mio’, nel senso della proprietà assoluta, dell’arbitrio, della manipolazione. La vita, insomma, è il bene supremo sul quale nessuno può mettere le mani: anche in una visione puramente laica, l’inviolabilità della vita è l’unico e irrinunciabile principio da cui partire per garantire a tutti giustizia, uguaglianza e pace.
Per chi ha il dono della fede, ogni vita umana porta l’impronta del Creatore ed è destinata all’eternità, con la consapevolezza che essa ci è stata affidata e non ne siamo i padroni assoluti. Chi ama la vita si interroga anche sul senso della morte e di come affrontarla, ma non cade nel diabolico inganno di pensare di poter disporre della vita fino a chiedere che si possa legittimarne l’interruzione con l’eutanasia, magari mascherandola con un velo di umana pietà. Sbagliato anche l’accanimento terapeutico. Amare la vita, proseguono i vescovi, significa anche non negarla ad alcuno, neppure al più piccolo e indifeso nascituro, tanto meno quando presenta gravi disabilità. No, allora, alla selezione eugenetica, al ritenere una vita di minor valore o disponibile per la ricerca scientifica, al desiderio di un figlio ad ogni costo, mentre può anche essere adottato o accolto in affidamento. Di fronte alla piaga dell’aborto, al tentativo di legittimare l’eutanasia, al calo demografico, all’umiliante sfruttamento della vita in cui si trovano tanti, soprattutto immigrati, per i vescovi è necessaria una decisa svolta per imboccare il sentiero virtuoso dell’amore alla vita, con dei sì’, forti e lungimiranti a sostegno della famiglia fondata sul matrimonio, dei giovani e dei più disagiati.