Vita Chiesa

BENEDETTO XVI, CATECHESI: «NESSUN IDOLO DEVE CONTAMINARE IL NOSTRO UNIVERSO SPIRITUALE»

“Nessun idolo deve contaminare il nostro universo spirituale, altrimenti invece di godere della libertà acquisita ricadremmo in una forma di umiliante schiavitù”. Lo ha detto oggi Benedetto XVI nell’omelia pronunciata “a braccio” durante l’udienza generale in piazza San Pietro, davanti a 15.000 pellegrini. Il Papa ha ripercorso la biografia dell’apostolo Paolo e il suo incontro con Cristo sulla strada di Damasco. “Cristo divenne la sua ragion d’essere”, ha detto Benedetto XVI, ricordando che nelle lettere dell’apostolo, “dopo il nome di Dio che appare più di 500 volte, Cristo viene menzionato 380 volte”. Un fatto importante, secondo il Papa, per rendersi conto “quanto Cristo possa incidere nella vita di un uomo, e quindi anche nella nostra stessa vita”. “In realtà – ha sottolineato – Cristo Gesù è l’apice della storia salvifica e quindi il vero punto discriminante anche nel dialogo con le altre religioni”. Il Papa ha interpretato le parole di Paolo nelle lettere ai Romani e ai Galati, nelle quali sottolinea il “valore fondante e insostituibile della fede”. Citando la lettera ai Galati ha ricordato che “l’uomo non è giustificato dalle opere della legge ma soltanto per mezzo della fede in Gesù Cristo”.

“Essere giustificati – ha affermato – significa essere resi giusti cioè essere accolti dalla giustizia misericordiosa di Dio, ed entrare in comunione con Lui. Di conseguenza poter stabilire un rapporto molto più autentico con tutti i nostri fratelli, sulla base di un totale perdono dei nostri peccati”.

Benedetto XVI ha ricordato poi che, per l’apostolo Paolo, “questa condizione di vita non dipende dalle nostre eventuali opere buone ma da una pura grazia di Dio”. “Con queste parole – ha detto – San Paolo esprime il contenuto fondamentale della sua conversione, la nuova direzione della sua vita che risultava dal suo incontro con Cristo risorto”. Paolo, ha precisato, “prima della sua conversione non era lontano da Dio e dalla sua legge, al contrario era un osservante, con una osservanza fedele fino al fanatismo”.

Incontrando Cristo ha però capito che “con tutto questo aveva cercato di costruire se stesso, la sua propria giustizia e con tutta questa giustizia aveva vissuto per se stesso”. Con il nuovo orientamento, invece, “non vive più per se, per la sua propria giustizia, ma vive del Cristo e con Cristo, dando se stesso, non più cercando, costruendo se stesso”. “Davanti alla croce di Cristo, l’atto estremo della sua autodonazione – ha sottolineato il Papa -, non c’è nessuno che possa vantare se stesso e la propria giustizia fatta da se e per sé”. Nella nostra vita quotidiana, ha esortato il Papa, dobbiamo seguire l’esempio di Paolo, “che ha vissuto sempre seguendo questo grande respiro spirituale”. “La fede deve mantenerci in un costante atteggiamento di umiltà di fronte a Dio – ha sottolineato -, anzi di adorazione e lode nei suoi confronti. Infatti ciò che noi siamo in quanto cristiani lo dobbiamo soltanto a Lui e alla sua grazia, in quanto niente e nessuno può prendere il suo posto. Bisogna dunque che a nessun altro noi tributiamo l’omaggio che tributiamo a lui. Nessun idolo deve contaminare il nostro universo spirituale, altrimenti invece di godere della libertà acquisita ricadremmo in una forma di umiliante schiavitù”. Inoltre, ha aggiunto, “la nostra radicale appartenenza a Cristo, il fatto che siamo in Lui, deve infonderci un atteggiamento di totale fiducia e di immensa gioia”. “Affrontiamo perciò la nostra esistenza – ha concluso il Papa – con le sue gioie e i suoi dolori, sorretti da questi grandi sentimenti che Paolo ci offre; facendone esperienza potremo capire quanto sia vero ciò che lo stesso apostolo scrive”. Sir