Vita Chiesa

VERONA 2006: BENEDETTO XVI, «NO A FORME DEBOLI E DEVIATE DI AMORE»; «L’AGIRE POLITICO È COMPITO DEI LAICI»

“No a forme deboli e deviate di amore e alle contraffazioni della libertà, come anche alla riduzione della ragione soltanto a ciò che è calcolabile a manipolabile”: è stato ribadito oggi dal Papa durante il suo discorso ai 2.700 delegati al Convegno di Verona. Il Papa ha ricordato come “un’educazione vera ha bisogno di risvegliare il coraggio delle decisioni definitive, che oggi vengono considerate un vincolo che mortifica la nostra libertà, ma in realtà sono indispensabili per crescere e raggiungere qualcosa di grande nella vita”.

Tra le “grandi sfide” da fronteggiare in Italia, oltre alle “guerre e il terrorismo, la fame e la sete, alcune terribili epidemie”, il Santo Padre ha ricordato “il rischio di scelte politiche e legislative che contraddicano fondamentali valori e principi antropologici ed etici radicati nella natura dell’essere umano” in particolare “riguardo alla tutela della vita umana in tutte le sue fasi, dal concepimento alla morte naturale, e alla promozione della famiglia fondata sul matrimonio, evitando di introdurre nell’ordinamento pubblico altre forme di unione che contribuirebbero a destabilizzarla, oscurando il suo carattere peculiare e il suo insostituibile ruolo sociale”.

“La Chiesa non è e non intende essere un agente politico” ma ha “un interesse profondo per il bene della comunità politica, la cui anima è la giustizia”, ha ricordato oggi Benedetto XVI durante il suo discorso ai delegati al Convegno di Verona, richiamando i fedeli laici “all’agire in ambito politico”. “La fede cristiana – ha affermato – purifica la ragione e l’aiuta ad essere meglio se stessa: con la sua dottrina sociale pertanto, argomentata a partire da ciò che è conforme alla natura di ogni essere umano, la Chiesa contribuisce a far sì che ciò che è giusto possa essere efficacemente riconosciuto e poi anche realizzato”.

Per questo, ha precisato, “sono chiaramente indispensabili le energie morali e spirituali che consentano di anteporre le esigenze della giustizia agli interessi personali, o di una categoria sociale, o anche di uno Stato: qui di nuovo c’è per la Chiesa uno spazio assai ampio, per radicare queste energie nelle coscienze, alimentarle e irrobustirle”. “Il compito immediato di agire in ambito politico per costruire un giusto ordine nella società – ha sottolineato – non è dunque della Chiesa come tale, ma dei fedeli laici, che operano come cittadini sotto propria responsabilità: si tratta di un compito della più grande importanza, al quale i cristiani laici italiani sono chiamati a dedicarsi con generosità e con coraggio, illuminati dalla fede e dal magistero della Chiesa e animati dalla carità di Cristo”. lo sociale”.

Nei confronti della scuola cattolica “sussistono ancora, in qualche misura, antichi pregiudizi, che generano ritardi dannosi, ormai non più giustificabili, nel riconoscerne la funzione e nel permetterne in concreto l’attività”. È l’appello fatto oggi da Benedetto XVI durante il suo discorso ai delegati al Convegno di Verona. Il Papa ha espresso apprezzamento anche “per il grande lavoro formativo ed educativo che le singole Chiese non si stancano di svolgere in Italia, per la loro attenzione pastorale alle nuove generazioni e alle famiglie”. Ha inoltre ricordato il grande impegno nella testimonianza della carità, soprattutto da parte delle Caritas, in Italia e in altri Paesi del mondo.Sir

Il testo integrale del discorso del Papa

Il nostro «diario» dal Convegno di Verona (a cura di Andrea Fagioli)