Vita Chiesa

VERONA 2006: ESPOSITO, «LA TRADIZIONE È VITA»

“Come può l’uomo del nostro tempo, più di duemila anni dopo la venuta di Gesù Cristo nella carne, raggiungere una ‘certezza ragionevole’ su questo avvenimento”, e “come è possibile verificare che, attraverso la vita della Chiesa, questa presenza mi raggiunga lungo il corso del tempo, e riaccada ora, nel presente?”. Sono gli interrogativi posti da Costantino Esposito, ordinario di storia della filosofia all’Università di Bari, che ha introdotto i lavori sull’ambito della tradizione. Domande decisive non solo per quanti sono impegnati nell’esperienza della Chiesa, ma “per tutti coloro che fossero impegnati seriamente con il proprio problema umano”, perché in questi interrogativi trova spazio l’attesa profonda che c’è nel cuore di ogni uomo: “quella di incontrare qualcuno che possa corrispondere al desiderio di felicità che caratterizza in maniera insopprimibile la vita di ciascuno di noi”. E a questa attesa, ha più volte ricordato Esposito, “non può rispondere un discorso o una strategia, ma solo una vita”. Perciò la tradizione non va confinata in un “glorioso passato e neppure in una costante attesa di qualcosa che si deve aggiornare di continuo. La tradizione è qualcosa che ci è stato donato, è vita, e solo perché si è ricevuto qualcosa di grande e di bello che si può sperare in un futuro di realizzazione e di compimento di sé”.

Cercare una “ragionevolezza” della speranza cristiana nel quotidiano che “ci è dato”, allontanandosi dal rischio di scivolare nel nichilismo o nell’utopia: su questo punto ha insistito Costantino Esposito, filosofo dell’Università di Bari, introducendo il lavoro nell’ambito della tradizione. “Solo un’esperienza umana cambiata” può dare forma e concretezza all’attesa dell’uomo e alla sete di speranza. “La tradizione è presente nella testimonianza della vita di alcuni uomini”, ma, specifica Esposito, “c’è una necessità di verifica critica soggettiva e diretta: il rapporto con la tradizione è solo l’inizio della scoperta della ragionevolezza della fede”. Per il filosofo occorre infatti “che chi riceve o eredita la tradizione possa verificarla, mettendola alla prova nella sua capacità di corrispondere o meno alle esigenze della ragione e del cuore”. Se la tradizione segna il campo di un rapporto vivente, è nella liturgia che il cristiano trova un modo per reimparare sempre la tradizione: “la liturgia non è il ricordo, ma la memoria”. Tre, infine, gli spunti da tener presente per vivere la tradizione oggi: “la catechesi, lavoro quotidiano di ripresa della ragione della fede; l’attenzione agli ambiti formativi della scuola e dell’università; la comunicazione”.Sir