Vita Chiesa

BENEDETTO XVI IN GERMANIA, VESPRI A REGENSBURG: RISCOPRIRE DIO NELLA NOSTRA VITA; LA FEDE COME FORZA DELL’AMORE

La fede in Gesù come Figlio di Dio, l’essere testimoni e l’agape sono i tre aspetti che il Papa ha sottolineato, durante la celebrazione dei vespri nel duomo di Regensburg (12 settembre). Innanzitutto, è “la fede nel fatto che Gesù è il Figlio di Dio venuto nella carne” che “ci distingue come cristiani”. “Nell’epoca degli incontri multireligiosi – ha avvertito Benedetto XVI – siamo facilmente tentati di attenuare un po’ questa confessione centrale o addirittura di nasconderla. Ma con ciò non rendiamo un servizio all’incontro, né al dialogo. Con ciò rendiamo soltanto Dio meno accessibile, per gli altri e per noi stessi”. “In questa nostra comune confessione e in questo nostro comune compito – ha aggiunto il Santo Padre – non esiste alcuna divisione tra noi”. In realtà, “la confessione deve diventare testimonianza”; anzi, “il testimone di Gesù Cristo deve affermare la sua testimonianza con l’intera sua esistenza, con la vita e con la morte”. Richiamando la I Lettera di San Giovanni, il quale spiega che “perché ha veduto, può essere testimone”, il Papa ha evidenziato che ciò “presuppone, però, che anche noi – le generazioni successive – siamo capaci di diventare vedenti, al fine di potere, come vedenti, dare testimonianza”. Oltre a pregare il Signore “di renderci vedenti”, Benedetto XVI ha esortato ad aiutarci “a vicenda a sviluppare questa capacità, per poter rendere vedenti anche gli uomini del nostro tempo, così che a loro volta, attraverso tutto il mondo da loro stessi costruito, riescano a riscoprire Dio”.

Per il Papa, oggi “solo mediante l’incontro con Gesù Cristo la vita diventa veramente vita”. “Essere testimone di Gesù Cristo significa soprattutto”, perciò, “essere testimone di un determinato modo di vivere”. “In un mondo pieno di confusione – ha chiarito Benedetto XVI – noi dobbiamo dare nuovamente testimonianza degli orientamenti che rendono una vita veramente vita. Questo importante compito comune a tutti i credenti lo dobbiamo affrontare con grande decisione: è responsabilità dei cristiani, in questa ora, di rendere visibili quegli orientamenti di un giusto vivere, che a noi si sono chiariti in Gesù Cristo”. Agape-amore è la terza parola evidenziata dal Santo Padre. “Agape – ha detto – non significa nulla di sentimentale e nulla di esaltato; è qualcosa di totalmente sobrio e realistico”. Insomma, “l’agape (l’amore) è veramente la sintesi della Legge e dei Profeti. In essa è ‘avviluppato’ tutto; un tutto, però, che nel quotidiano deve sempre di nuovo essere ‘sviluppato’”. “All’amore l’uomo può credere”, ha proseguito il Papa, richiamando il versetto 16 della I Lettera di San Giovanni, in cui “si trova la parola meravigliosa: ‘Noi abbiamo creduto all’amore’”. “Testimoniamo la nostra fede – ha concluso – così che appaia come forza dell’amore, ‘perché il mondo creda’”.

Salutando “gli amici delle varie tradizioni della Riforma”, il Papa, durante la celebrazione dei vespri nel duomo di Regensburg, ha rivolto un pensiero “all’impegno di faticosa ricerca per trovare il consenso circa la giustificazione”. Il consenso circa la giustificazione, ha detto Benedetto XVI, “resta per noi un grande impegno, in realtà non ancora totalmente adempiuto: nella teologia la giustificazione è un tema essenziale, ma nella vita dei fedeli – mi pare – oggi appena presente”. A giudizio del Santo Padre, “anche se a causa degli eventi drammatici del nostro tempo il tema del perdono reciproco si mostra di nuovo in tutta la sua urgenza – del fatto che ci è necessario innanzitutto il perdono da parte di Dio, la giustificazione per mezzo di Lui, si è poco consapevoli”. Infatti, “in gran parte non risulta più alla coscienza moderna il fatto che davanti a Dio abbiamo veramente dei debiti e che il peccato è una realtà che può essere superata soltanto per iniziativa di Dio. Dietro a questo affievolirsi del tema della giustificazione e del perdono dei peccati sta in definitiva un indebolimento del nostro rapporto con Dio. Per questo, il nostro primo compito sarà forse quello di riscoprire in modo nuovo il Dio vivente nella nostra vita”. Sir

Visita in Germania (9-14 settembre 2006): i discorsi