Vita Chiesa

BENEDETTO XVI IN GERMANIA, MESSA A MONACO: IL CINISMO DELL’OCCIDENTE PRODUCE VIOLENZA

La gioia “di poter ancora una volta visitare i luoghi” nei quali ha “imparato a credere ed a vivere” e un ringraziamento a “tutti coloro, viventi e morti, che mi hanno guidato ed accompagnato”: con questi pensieri il Papa ha iniziato, ieri, l’omelia della celebrazione eucaristica nella “Neue Messe” (Nuova Fiera) di Monaco. Un filo conduttore, ha osservato Benedetto XVI, lega le tre letture bibliche domenicali: “Dio come centro della realtà e come centro della nostra vita personale”.

“Con il tema ‘Dio’, però – ha evidenziato il Santo Padre -, è connesso il tema sociale: la nostra responsabilità reciproca, la nostra responsabilità per la supremazia della giustizia e dell’amore nel mondo”. “L’amore del prossimo – ha proseguito il Papa -, che in primo luogo è sollecitudine per la giustizia, è la pietra di paragone per la fede e per l’amore di Dio”. Quando preghiamo “Venga il tuo Regno”, “preghiamo perché la volontà di Dio determini ora la nostra volontà e così Dio regni nel mondo; preghiamo dunque perché la giustizia e l’amore diventino forze decisive nell’ordine del mondo”. In realtà, “se tutti pensano e vivono secondo Dio, allora diventiamo tutti uguali, diventiamo liberi e così nasce la vera fraternità”.

Facendo riferimento al racconto evangelico della guarigione di un sordo-muto da parte di Gesù, il Papa ha evidenziato che “non esiste soltanto la sordità fisica, che taglia l’uomo in gran parte fuori della vita sociale”, ma “esiste una debolezza d’udito nei confronti di Dio di cui soffriamo specialmente in questo nostro tempo”. Insomma, “non riusciamo più a sentirlo” perché “sono troppe le frequenze diverse che occupano i nostri orecchi. Quello che si dice di Lui ci sembra pre-scientifico, non più adatto al nostro tempo”. In realtà, “con la debolezza d’udito o addirittura la sordità nei confronti di Dio, si perde naturalmente anche la nostra capacità di parlare con Lui o a Lui”, “viene a mancarci una percezione decisiva” e “i nostri sensi interiori corrono il pericolo di spegnersi”, con la conseguenza che “l’orizzonte della nostra vita si riduce in modo preoccupante”. La guarigione del sordo-muto da parte di Gesù, pur essendo un evento unico, “tuttavia non appartiene ad un passato lontano: la stessa cosa Gesù la realizza in modo nuovo e ripetutamente anche oggi”, nel Battesimo. “Il cammino dell’essere battezzati – ha spiegato il Papa – deve diventare un processo di sviluppo progressivo, nel quale noi cresciamo nella vita di comunione con Dio, raggiungendo così anche uno sguardo diverso sull’uomo e sulla creazione”.

Benedetto XVI, durante l’omelia, ha voluto raccontare le sue “esperienze negli incontri con i vescovi di tutto il mondo” e di come “la Chiesa cattolica in Germania è grandiosa nella sua disponibilità ad aiutare ovunque ciò si riveli necessario”, soprattutto per progetti sociali, mentre, come ha evidenziato qualche vescovo africano, per i progetti di evangelizzazione s’incontrino delle “riserve”. Ma, l’esperienza dei vescovi africani è proprio che “l’evangelizzazione deve avere la precedenza”, affinché “anche le cose sociali possano progredire”, “s’avvii la riconciliazione” e pure “l’aids possa essere combattuto”. Per Benedetto XVI, infatti, “il fatto sociale e il Vangelo sono inscindibili tra loro”: “Dove portiamo agli uomini soltanto conoscenze, abilità, capacità tecniche e strumenti, là portiamo troppo poco. Allora sopravvengono ben presto i meccanismi della violenza, e la capacità di distruggere e di uccidere diventa la capacità prevalente per raggiungere il potere”. Se “le popolazioni dell’Africa e dell’Asia ammirano le nostre prestazioni tecniche e la nostra scienza”, “al contempo si spaventano di fronte ad un tipo di ragione che esclude totalmente Dio dalla visione dell’uomo”. La vera minaccia per la loro identità “non la vedono nella fede cristiana”, ma “nel disprezzo di Dio e nel cinismo, che considera il dileggio del sacro un diritto della libertà ed eleva l’utilità a supremo criterio morale per i futuri successi della ricerca”.

“Questo cinismo – ha proseguito il Papa – non è il tipo di tolleranza e di apertura culturale che i popoli aspettano e che tutti noi desideriamo”; piuttosto, “la tolleranza di cui abbiamo urgente bisogno comprende il timor di Dio, il rispetto di ciò che per altri è cosa sacra”. In realtà, “questo rispetto per ciò che gli altri ritengono sacro presuppone che noi stessi impariamo nuovamente il timor di Dio”, ma “questo senso di rispetto può essere rigenerato nel mondo occidentale soltanto se cresce di nuovo la fede in Dio, se Dio sarà di nuovo presente per noi ed in noi”. Benedetto XVI ha chiarito che “questa fede non la imponiamo a nessuno” perché “un simile genere di proselitismo è contrario al cristianesimo”. Infatti, “la fede può svilupparsi soltanto nella libertà”. “Facciamo però – ha detto ancora il Santo Padre – appello alla libertà degli uomini di aprirsi a Dio, di cercarlo, di prestargli ascolto”, e, al tempo stesso, chiediamo al Signore “di guarire la nostra debolezza d’udito per Dio, per il suo operare e per la sua parola, di renderci capaci di vedere e di ascoltare” perché “il mondo ha bisogno di Dio”. “Non veniamo meno al rispetto di altre religioni e culture, al profondo rispetto per la loro fede – ha concluso il Papa -, se confessiamo ad alta voce e senza mezzi termini quel Dio che alla violenza oppone la sua sofferenza; che di fronte al male e al suo potere innalza, come limite e superamento, la sua misericordia”.Sir

Visita in Germania (9-14 settembre 2006): i discorsi