Vita Chiesa

BENEDETTO XVI: DIO SI OCCUPA ANCHE DELLE NOSTRE BAZZECOLE; GIUDA È IL RIFIUTO DELL’AMORE

“Dio non è un Dio lontano, troppo distante e troppo grande per occuparsi delle nostre bazzecole”. Lo ha ricordato oggi Benedetto XVI durante la Missa in Coena Domini nella Basilica di San Giovanni in Laterano, spiegando che “poiché Egli è grande, può interessarsi anche delle cose piccole” e poiché l’amore di Dio “è inesauribile”, esso “va veramente sino alla fine”. Riferendosi poi alla frase di Gesù nel Vangelo di Giovanni “Voi siete mondi, ma non tutti” Benedetto XVI ha spiegato che nelle parole “Ma non tutti” esiste “l’oscuro mistero del rifiuto, che con la vicenda di Giuda si fa presente e, proprio nel Giovedì Santo, nel giorno in cui Gesù fa dono di sé, deve farci riflettere. L’amore del Signore non conosce limite, ma l’uomo può porre ad esso un limite”.

Il Papa ha detto che ciò che “rende l’uomo immondo” è “il rifiuto dell’amore, il non voler essere amato, il non amare. È la superbia che crede di non aver bisogno di alcuna purificazione, che si chiude alla bontà salvatrice di Dio. È la superbia che non vuole confessare e riconoscere che abbiamo bisogno di purificazione”. “In Giuda – ha affermato – vediamo la natura di questo rifiuto ancora più chiaramente. Egli valuta Gesù secondo le categorie del potere e del successo: per lui solo potere e successo sono realtà, l’amore non conta. Ed egli è avido: il denaro è più importante della comunione con Gesù, più importante di Dio e del suo amore. E così diventa anche un bugiardo, che fa il doppio gioco e rompe con la verità; uno che vive nella menzogna e perde così il senso per la verità suprema, per Dio. In questo modo egli si indurisce, diventa incapace della conversione, del fiducioso ritorno del figliol prodigo, e butta via la vita distrutta”.

“Il Signore – ha detto Benedetto XVI – oggi ci mette in guardia di fronte a quell’autosufficienza che mette un limite al suo amore illimitato. Ci invita ad imitare la sua umiltà, ad affidarci ad essa, a lasciarci ‘contagiare’ da essa. Ci invita – per quanto smarriti possiamo sentirci – a ritornare a casa e a permettere alla sua bontà purificatrice di tirarci su e di farci entrare nella comunione della mensa con Lui, con Dio stesso”.

Il Santo Padre ha poi spiegato i significato della lavanda dei piedi: “Ogni opera di bontà per l’altro – specialmente per i sofferenti e per coloro che sono poco stimati – è un servizio di lavanda dei piedi. A questo ci chiama il Signore: scendere, imparare l’umiltà e il coraggio della bontà e anche la disponibilità ad accettare il rifiuto e tuttavia fidarsi della bontà e perseverare in essa”. La dimensione più profonda di tutto ciò, ha aggiunto, è che “lavarci i piedi gli uni gli altri significa soprattutto perdonarci instancabilmente gli uni gli altri, sempre di nuovo ricominciare insieme per quanto possa anche sembrare inutile. Significa purificarci gli uni gli altri sopportandoci a vicenda e accettando di essere sopportati dagli altri”. Sir

Omelia nella Messa in Coena Domini (13 aprile 2006)