Vita Chiesa

CATECHESI PAPA: «L’UOMO È DEBOLE E FRAGILE»; ALL’UDIENZA ANCHE I BAMBINI DI BESLAN

Dalla “scoperta di essere deboli e lontani dallo splendore divino” si “giunge alla fine a una sorpresa: accanto a noi c’è Dio-Emmanuele, che per il cristiano ha il volto amoroso di Gesù Cristo, Dio fatto uomo”: sono le parole di Benedetto XVI, nella catechesi odierna dedicata al commento del Salmo 143 usato nel Salterio della Liturgia dei Vespri. “L’inno si apre con una benedizione – spiega il Papa -, ossia con un’esclamazione di lode rivolta al Signore, celebrato con una piccola litania di titoli salvifici: egli è la roccia sicura e stabile, è la grazia amorosa, è la fortezza protetta, il rifugio difensivo, la liberazione, lo scudo che tiene lontano ogni assalto del male. C’è anche l’immagine marziale del Dio che addestra alla lotta il suo fedele così che sappia affrontare le ostilità dell’ambiente, le potenze oscure del mondo”. “Davanti al Signore onnipotente l’orante, pur nella sua dignità regale, si sente debole e fragile – osserva Benedetto XVI -. Egli emette, allora, una professione di umiltà” e sente di essere “come un soffio”, “simile a un’ombra passeggera, esile e inconsistente, immerso nel flusso del tempo che scorre, segnato dal limite che è proprio della creatura”.

La domanda di fondo del Salmo, dice il Papa, è questa: “Perché Dio si cura e si dà pensiero di questa creatura così misera e caduca?” Un interrogativo al quale “risponde la grandiosa irruzione divina”. Il Papa cita poi il commento al Salmo fatto a suo tempo da Origene, nel quale si evidenziano le parole del Salmista sulla “fragilità del corpo e della condizione umana” perché “quanto alla condizione umana, l’uomo è un nulla”. Il Papa mette in rilievo “la domanda stupita e riconoscente” dell’uomo: “‘Signore, che cos’è l’uomo per esserti manifestato a lui?’… Grande felicità per l’uomo, conoscere il proprio Creatore. In questo noi ci differenziamo dalle fiere e dagli altri animali, perché sappiamo di avere il nostro Creatore, mentre essi non lo sanno'”.

Nei saluti in italiano il Papa ha nominato i rappresentanti della Federazione Italiana Comunità Terapeutiche, che ricorda il 25° anniversario di attività, il gruppo dell’Opera Romana Pellegrinaggi e i giovani del Movimento dei Focolari. “Per noi cristiani Dio ha piegato il cielo e ha preso sulle sue spalle noi stessi. E così la conoscenza di Dio è divenuta realtà e divenuta amicizia con gli uomini. Ringraziamo Dio perché ha piegato il cielo per noi”. Lo ha sottolineato Benedetto XVI, parlando a braccio durante la catechesi odierna, nella quale ha ripetuto la drammatica invocazione di San Girolamo “Signore, piega il tuo cielo e scendi”, per chiedere salvezza in un mondo che sembra ancora dominato “dagli empi che dicono menzogne e giurano il falso”. Ha precisando inoltre che, “soprattutto nel nostro tempo, durante il quale la conoscenza può affrontare problematiche pericolose, non bisogna dimenticare la conoscenza fondamentale che dà senso alla vita, la conoscenza di Dio, il creatore”.

All’udienza nell’Aula Nervi erano presenti singoli e gruppi da Italia, Francia, Svizzera, Giappone, Usa, Germania, Brasile, Spagna, Polonia. Tra i tanti, anche una trentina di bambini sopravvissuti alla tragedia della scuola di Beslan, in Russia, ospiti della Protezione civile italiana. Ma anche giovanissimi e adulti componenti di diversi gruppi folkloristici dell’est europeo, che hanno intonato a più riprese i loro cori. Tutti i partecipanti hanno interrotto più volte il Papa con applausi, tanto che Benedetto XVI li ha ringraziati, alla fine, “per l’entusiasmo e la gioia della vostra fede”.

Nel consueto pensiero conclusivo alle coppie di novelli sposi, ai malati e ai giovani il Papa ha fatto riferimento alla Festa del Battesimo del Signore che ha appena concluso le festività natalizie: “Nel ricordo del vostro battesimo – ha concluso – siate pronti a testimoniare con gioia la fede in Cristo in ogni situazione, nella salute e nella malattia, in famiglia, nel lavoro e in tutti gli ambienti”.Sir