Vita Chiesa

CLERO DIOCESANO: INDAGINE CEI – FONDAZIONE AGNELLI, UNA FOTOGRAFIA DEI 33 MILA SACERDOTI ITALIANI

Una fotografia completa dei 33mila sacerdoti italiani. Così, aprendo la Conferenza stampa tenutasi questa mattina a Roma, mons. Giuseppe Betori, segretario generale della Cei, ha definito l’analisi demografico-sociologico della popolazione del clero diocesano italiano riportata nel volume “La parabola del clero” curato da Stefano Molina e Luca Diotallevi in collaborazione con la Fondazione Giovanni Agnelli e la stessa Cei (schede sintetiche .pdf 322kb)). “È certo – ha detto mons. Betori – che il clero diocesano attivo diminuirà nei prossimi 20 anni sino al 40% in alcune Regioni e sarà un clero diverso per cultura, mentalità e memoria”. Un ricambio generazionale che vedrà l’uscita di scena dei sacerdoti tra i 65-85 anni. Ne consegue, per il segretario della Cei, che “le parrocchie, le curie avranno un aspetto e modi di funzionare molto diversi da quelli di oggi. Resteranno forti le differenze socio-religiose tra le Regioni pastorali italiane”. A questo riguardo – secondo mons. Betori – “i prossimi 10 anni costituiscono un tempo in cui le organizzazioni ecclesiastiche cattoliche in Italia potranno operare per affrontare queste difficoltà senza avere l’acqua alla gola. Una situazione che, però, potrebbe trasformarsi in un alibi a non impegnarsi per il necessario aggiornamento di istituzioni e strategie”.

Altro scenario probabile, descritto dal segretario generale della Cei, è quello di ritrovarsi un clero diocesano in una componente importante di origini straniere, giovane anche nell’età. Si tratta di un fenomeno che va guidato per non squilibrare il rapporto con il clero locale e per evitare la percezione del sacerdozio come una professione ormai etnicizzata”. Per attenuare gli impatti negativi delle tendenze in atto, è necessario per Betori, “dare prosecuzione alla ripresa di ordinazioni conosciuta da quasi tutte le Regioni ecclesiali negli anni ‘90” grazie anche a “innovazioni nelle politiche ecclesiastiche, vocazionali e formative”. È possibile, dunque, “attenuare gli effetti negativi della diminuzione del clero agendo sulle istituzioni del tirocinio al presbiterato, alla forma della rete parrocchiale, allo sviluppo dei ruoli presbiterali”.

I prossimi 10 anni, ha concluso Betori, “rappresentano una finestra di opportunità di responsabilità. La Chiesa e i suoi ministri sono messi nelle condizioni di cercare se stessi con la Chiesa e per la Chiesa ma anche con la società italiana e per la qualità dell’esperienza umana degli uomini e delle donne che la abitano. Questo studio ci toglie paure e certezze in eccesso, per questo è prezioso”.

I sacerdoti diocesani presenti nelle 16 regioni pastorali italiane sono 32.900; un terzo di essi presta servizio nelle regioni più popolose di Lombardia e Triveneto: rispettivamente 5.529 e 5.265. La Basilicata presenta invece il numero più esiguo di sacerdoti diocesani (327); in penultima posizione l’Umbria con 670 preti che però, con i suoi 841.300 residenti, registra una densità pari a 0,80 sacerdoti per 1.000 abitanti, la più elevata del Paese. Sono alcuni dati emersi dalla ricerca “La parabola del clero. Uno sguardo socio-demografico sui sacerdoti diocesani in Italia”, presentata questa mattina a Roma.

L’indagine rivela un clero anziano: l’età media è di 60 anni (dai 64,2 delle Marche ai 54,5 del Lazio). Le leve più folte sono quelle che vanno dai 55 agli 81 anni, fascia cui appartiene oltre il 54% dei sacerdoti. Tre le “caratterizzazioni regionali” rilevate. La “struttura del Lazio”, in cui le giovani leve tendono a prevalere su quella anziane; la “struttura della Lombardia” che presenta un relativo equilibrio tra le due componenti, e la “struttura del Piemonte” dove le giovani leve sono sensibilmente ridotte rispetto a quelle anziane.

“Nonostante la riduzione intervenuta nel corso dell’ultimo secolo, la densità media del clero in Italia (0,56 sacerdoti ogni 1.000 abitanti) rimane nettamente più elevata di quella di Belgio e Spagna (0,46) e di Francia e Austria (0,31)”, si legge nella ricerca. Si tratta, tuttavia, di sacerdoti mediamente anziani (60 anni) e in progressiva diminuzione numerica: uno scenario di scarso ricambio generazionale in cui, secondo l’indagine, si sta facendo strada il fenomeno dei preti stranieri incardinati in diocesi italiane: all’inizio del 2003 quasi 1.500, il 4,5% del totale dei sacerdoti diocesani, e con un’età media di 44 anni. Con 232 sacerdoti in servizio in Italia, la Polonia è il primo Paese di provenienza, seguita da Zaire, Colombia, India, Francia e Romania. “I meccanismi di riproduzione del clero – si legge nella ricerca – sfuggono a qualsiasi tentativo di inquadramento entro i rigidi schemi economici del rapporto tra domanda e offerta di lavoro; ma è altrettanto chiaro che una qualche forma di parallelismo sembra esistere. Il processo di etnicizzazione professionale avviato in alcuni campi genera immagini e aspettative che – secondo l’indagine – inevitabilmente si proiettano anche sull’orizzonte professionale del sacerdote immigrato, e dunque sul clero nel suo insieme”.Sir