Il nostro corpo è certamente il nostro limite fisico, che ci delimita rispetto agli altri e al mondo, ma è anche il luogo attraverso il quale noi comunichiamo, continuamente, con il mondo e con gli altri. Sta a noi far prevalere l’uno o l’altro aspetto nel modo di vivere la nostra corporeità: possiamo viverla infatti come chiusura in noi stessi o come dono. Partendo da questa riflessione il cardinale Camillo Ruini, presidente della Conferenza episcopale italiana e vicario del Papa per la diocesi di Roma, nella seconda catechesi tenuta oggi a Bonn, nel corso della XX Gmg, ha proposto, tra gli altri, un pensiero sull’Eucaristia, affermando che quanto in essa ci è donato non è un pezzo di corpo, un pezzo di carne, ma Lui stesso, Gesù morto e risorto, uomo e Dio. È una donazione e comunicazione estremamente personale, che richiede da parte nostra una risposta, un coinvolgimento, altrettanto personale. L’Eucaristia – ha aggiunto, infine, il cardinale – è il sacramento della gioia, è perenne fonte di gioia per la nostra vita, la gioia del Dio così vicino che rende davvero nuove tutte le cose. Sir