Vita Chiesa

CONGRESSO EUCARISTICO: BIGNARDI (AC), «I SOGNI DELL’UOMO IN PROGETTI DI BENE»

“Quando l’uomo si riconoscerà fratello di ogni uomo e quando ogni creatura si sentirà legata all’altra in ragione semplicemente del legame con l’unico Creatore, allora ci troveremo di fronte a quella che il magistero della Chiesa chiama la civiltà dell’amore”. Così Paola Bignardi, presidente nazionale dell’Azione cattolica, all’apertura dei lavori di stamattina, al Congresso eucaristico nazionale. “Nel cuore di ogni uomo – ha osservato Bignardi – si coltivano grandi sogni. Le aspirazioni personali, il desiderio di pace e benessere per sé e per i propri cari, la volontà di contribuire a rendere il mondo più giusto o anche solo il desiderio di sentirsi accolti, amati e valorizzati: sono i grandi sogni degli uomini e sono anche i grandi sogni che Dio ha per ciascuno di noi”.

Tuttavia, ha aggiunto la presidente di Ac, “la realtà spesso ci porta a pensare che questi sogni siano soltanto amare illusioni: ciò avviene soprattutto quando la spinta ideale al bene viene offuscata dalle ambizioni personali, dal desiderio di prevaricazione, dall’incapacità di ascoltare e accogliere la libertà altrui. C’è dunque sempre nel cuore umano la tensione tra il desiderio di bene e la tentazione del male; una tensione che passa dal cuore alle espressioni esterne della vita, e alla città stessa”. Ed è qui che l’Eucaristia diventa “dono ed esperienza che può trasformare il cuore dell’uomo, mutando i suoi sogni e le sue illusioni in progetti concreti di bene. Anche i nostri sogni per diventare progetti concreti di carità hanno bisogno di essere purificati sull’altare della croce, di cui l’Eucaristia è segno”.

Dall’Eucaristia, ha proseguito Bignardi, nasce anche la forza per la purificazione che tocca “la sfera economica e lavorativa, quella ambientale e sociale, quella politica”. “Nel mondo del lavoro – ha sottolineato la presidente di Ac – le grandi aspirazioni personali possono essere vissute come desiderio di mettere le proprie competenze al servizio di tutti”, ma, poi, “il sogno si confronta con la tentazione di ridurre il lavoro a puro oggetto di scambio, a cui dare un esclusivo valore economico”.

L’Eucaristia, invece, “ci indica che la gratuità è la chiave di ogni sana relazione umana: dunque, solo se vissuto nella gratuità, l’impegno lavorativo è davvero liberante”. Anche il sogno di città accoglienti, “tessute di relazioni umane autentiche”, si scontra con la realtà difficile di tutti i giorni, che “spinge anche noi cristiani a pensare alla nostra città soltanto come il luogo a cui attingere servizi e tranquillità”. Riguardo alla politica, “ciascuno di noi – ha dichiarato la presidente di Ac -sogna una classe politica competente, capace di risolvere i problemi di tutti i giorni e di migliorare il benessere collettivo. Tuttavia spesso siamo portati a delegare ad essa tutto ciò che attiene alla sfera dei nostri interessi pubblici, sperando magari che non ci siano troppe interferenze con i nostri egoismi privati”.

Nella relazione al Cen Paola Bignardi ha toccato quindi il tema dei volti della povertà. “Sono – ha detto – il cuore e gli occhi dei poveri e degli ultimi: quelli delle famiglie che hanno difficoltà ad arrivare alla fine del mese; delle donne che in Italia e in tante altre parti del mondo continuano ad essere discriminate da un mondo del lavoro poco rispettoso della loro femminilità, soprattutto quando questa si apre alla maternità; dei molti giovani che, per trovare un lavoro, si trovano di fronte a scelte di dipendenza e di umiliazione o a un distacco doloroso dai propri cari e dalla propria terra; degli anziani troppo spesso additati come un peso per la società; dei bambini che vengono “occupati” dagli adulti in tante attività da ‘status symbol’, quando invece avrebbero bisogno di vivere da bambini, nella libertà del gioco e delle relazioni amicali”. È per questi poveri, a giudizio di Bignardi, che dobbiamo impegnarci “a non scoraggiarci di fronte alle difficoltà di costruire un mondo nuovo e a purificare i nostri sogni”, superando “la tentazione della rassegnazione e dell’adattamento, che spesso accompagnano il nostro cammino terreno”, capaci come i due di Emmaus “di ritrovare speranza, decisione e nuova voglia di vita”.

Per Paola Bignardi, “la domenica è tempo per darci tempo: della libertà, del silenzio, per vedere i nostri fratelli, immagini di Dio, riguarda anche una nuova città degli uomini, ossia “una città in cui saranno realizzati i desideri di bene per tutti; di giustizia; di pace; di possibilità di vivere bene e di realizzarsi: questa città esiste e sarà dono di Dio e avrà la bellezza di Dio”. Dalla forza rigeneratrice dell’Eucaristia nasce anche la spinta ad adoperarsi per un mondo nuovo. Nuovi devono essere i rapporti tra uomo e donna, tra “cittadini e istituzioni”, “tra la persona e i beni materiali”. Tutti questi aspetti di rinnovamento segnati dall’eucaristia si riassumono “nel riconoscimento del valore della vita umana e della sua dignità”.

“Se la cultura in cui viviamo sembra più o meno consapevolmente scivolare verso una concezione che rende la vita manipolabile dall’uomo, che smette di considerarla come fine e può giungere a pensarla come mezzo – ha denunciato Bignardi – allora significa che la nostra civiltà sta subendo un mutamento radicale di cui i cristiani e tutti gli uomini di buona volontà non possono non farsi carico”. Di qui l’impegno “ad accogliere, difendere e proteggere ogni vita: quella dei bambini non nati, del vecchio, dello straniero e del malato, dell’embrione – che è vita! – e dei popoli che muoiono di fame e di violenza, del disoccupato e del giovane che muore di noia”. “Ogni Eucaristia – ha concluso – ci fa sentire la voce di ogni vita umiliata e interpella la nostra disponibilità a dare la vita”.

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