Vita Chiesa

DOCUMENTO CEI SUL «PRIMO ANNUNCIO»; PLURALISMO RELIGIOSO E E STRAPOTERE DEI MEDIA TRA LE SFIDE DA RACCOGLIERE

In un momento in cui in Italia e in Europa si registrano “fenomeni positivi” (anche se a volte ambigui e contraddittori) come “la considerazione data alla qualità della vita; l’esigenza di autenticità e il desiderio di socialità; l’internazionalizzazione della giustizia e della solidarietà; la ricerca della pace tra i popoli; l’accresciuta sensibilità ai temi della salvaguardia del creato”, occorre raccogliere sfide e “opportunità” come il fenomeno del pluralismo religioso, che “in se non rappresenta una minaccia alla fede cristiana o all’appartenenza ecclesiale”, o della “diffusione, sempre più rapida e pervasiva”, dei mass media, che “sono ovunque attorno a noi e non possiamo più farne a meno”.

E’ quanto si legge nella nota pastorale sul primo annuncio del Vangelo, dal titolo “Questa è la nostra fede”, diffusa oggi dalla Commissione episcopale della Cei per la dottrina della fede, l’annuncio e la catechesi. “Mai come oggi – scrivono i vescovi italiani – la Chiesa in Italia ha avvertito l’urgenza di un rinnovato primo annuncio del messaggio cristiano, e oggi più che in passato la Chiesa ha l’opportunità di far giungere il Vangelo, con la testimonianza e la parola, a quanti hanno sete di Cristo”. Una prima sfida, per la Cei, è quella del pluralismo religioso: la società multietnica e multireligiosa “non rappresenta una minaccia alla fede cristiana o all’appartenenza ecclesiale”, se affrontata con spirito di dialogo. Ma dialogare non deve significare cedere al relativismo o al sincretismo”, ammonisce la Cei, secondo cui annunciare il Vangelo a persone di altre religioni richiede la presenza di credenti “ben consapevoli della propria identità” e capaci di rendere ragione della speranza cristiana”. La preparazione al matrimonio, l’attesa e la nascita dei figli, la richiesta di catechesi e di altri sacramenti per i bambini e i ragazzi, ma anche l’incontro con situazioni di “famiglie in difficoltà” o con nuclei familiari di immigrati. Sono queste alcune “occasioni particolari per il primo annuncio” segnalate nella nota pastorale della Cei “Questa è la nostra fede”, diffusa oggi. In particolare nella vita di parrocchia, si raccomanda nel nuovo documento, “vanno accostate con delicata premura pastorale le situazioni di diffic9ltà delle famiglie, dovute a malattie o ad altre sofferenze, comprese quelle derivanti dalla mancanza della pace familiare o dalla rottura del vincolo coniugale: soprattutto ai margini della vita di fede vanno donate parole e gesti che esprimano condivisione cristiana e aiutino a radiare la sofferenza nel mistero della croce di Cristo”. Senza contare la “grande occasione di evangelizzazione offerta dal fenomeno delle migrazioni di tante persone di altre religioni: non possiamo non preoccuparci di come far giungere anche ad essi la buona notizia” del Vangelo, è l’esortazione dei vescovi italiani. Altre occasioni da “valorizzare” per il primo annuncio, raccomanda la Cei, “sono quelle collegate al tempo libero e alle situazioni informali, nei quali soprattutto i giovani, tramontato il tempo delle contrapposizioni ideologiche, appaiono sorprendentemente più aperti al Vangelo, se esso viene offerto in un contesto di vera simpatia e di accoglienza amichevole, da una comunità cristiana coraggiosa nel proporre la sua fede e al contempo capace di intessere relazioni significative nell’oratorio, ‘sulla soglia’ e anche per strada”. Per la Chiesa italiana, in particolare, c’è una “falsa alternativa da tener presente: quella tra identità e dialogo. In realtà la Chiesa non vede un contrasto tra l’annuncio del Cristo e il dialogo. Per essere corretto e autentico, il dialogo richiede una chiara consapevolezza della propria identità e non può mai degenerare nel relativismo o nel sincretismo”. ”Non è vero che una religione vale l’altra”, incalza il documento, anche se “il Vangelo è da annunciare, non da imporre”. Come ha fatto Gesù, che “l’ha proposto a tutti, l’ha testimoniato con la sua vita, non è mai ricorso alla violenza per farlo accettare. Ha sollecitato il consenso e accettato il rifiuto. Il messaggio dell’amore non si annuncia se non attraverso l’amore. E’ proprio la proclamazione del Vangelo a spingere il cristiano al dialogo con tutti”. La seconda occasione di primo annuncio è costituita dai mass media, i cui “rischi e opportunità” non vanno “minimizzati”, considerati “una risorsa e una sfida anche bisogna raccogliere, senza complessi di inferiorità”. Non mancano, nel nuovo documento della Cei, precise indicazioni sul rapporto tra i mezzi della comunicazione sociale e la prassi pastorale quotidiana: “per quanto difficilmente programmabile, la pastorale cosiddetta occasionale rimane la via comune e la più ordinaria per l’annuncio del Vangelo. Anche nella comunicazione in forma pubblica e collettiva, non si può mai prescindere dal contatto da persona a persona, come chiaramente indicato dall’esempio di Gesù e dei primi missionari”. Sir

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