Vita Chiesa

BENEDETTO XVI: IL MESSAGGIO DEL PAPA PER LA FINE DEL CONCLAVE

“Due sentimenti contrastanti. Da una parte, un senso di inadeguatezza e di umano turbamento per la responsabilità che ieri mi è stata affidata, quale Successore dell’apostolo Pietro in questa Sede di Roma, nei confronti della Chiesa universale. Dall’altra parte, sento viva in me una profonda gratitudine a Dio, che – come ci fa cantare la liturgia – non abbandona il suo gregge, ma lo conduce attraverso i tempi, sotto la guida di coloro che Egli stesso ha eletto vicari del suo Figlio e ha costituito pastori (cfr Prefazio degli Apostoli I)”. Sono le prime parole del Messaggio, in latino, che Benedetto XVI sta rivolgendo ora al termine della Santa Messa per la fine del Conclave. Nel messaggio Benedetto XVI ricorda il suo predecessore e afferma di sentire “la mano forte di Giovanni Paolo che stringe la mia; mi sembra di vedere i suoi occhi sorridenti e di ascoltare le sue parole, rivolte in questo momento particolarmente a me: “Non avere paura!”. La morte di Wojtyla, e i giorni che sono seguiti, “sono stati per la Chiesa e per il mondo intero un tempo straordinario di grazia. Il grande dolore per la sua scomparsa e il senso di vuoto che ha lasciato sono stati temperati dall’azione di Cristo risorto… i funerali di Giovanni Paolo II sono stati un’esperienza straordinaria in cui si è in qualche modo percepita la potenza di Dio. Nell’ora della morte, Giovanni Paolo II ha coronato il suo lungo e fecondo Pontificato, confermando nella fede il popolo cristiano, radunandolo intorno a sé e facendo sentire più unita l’intera famiglia umana. Come non sentirsi sostenuti da questa testimonianza? Come non avvertire l’incoraggiamento che proviene da questo evento di grazia?

Papa Ratzinger si dice sorpreso della sua elezione, ma “se è enorme il peso della responsabilità che si riversa sulle mie povere spalle, è certamente smisurata la potenza divina su cui posso contare: ‘Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa’. Scegliendomi quale Vescovo di Roma, il Signore mi ha voluto “pietra” su cui tutti possano poggiare con sicurezza. Chiedo a Lui di supplire alla povertà delle mie forze, perché sia coraggioso e fedele Pastore del suo gregge, sempre docile alle ispirazioni del suo Spirito, ‘in Te, Domine, speravi; non confundar in aeternum!’”. Una richiesta inoltrata anche “a tutti i Fratelli nell’Episcopato”: “chiedo di sostenermi con la preghiera e con la costante, attiva e sapiente collaborazione. Chiedo anche di essermi accanto con la preghiera e col consiglio, perché possa essere veramente il Servus servorum Dei“.

Nel Messaggio non manca un forte richiamo alla collegialità: “Come Pietro e gli altri Apostoli costituirono un unico Collegio apostolico, allo stesso modo il Successore di Pietro e i Vescovi, devono essere tra loro strettamente uniti. Questa comunione collegiale, pur nella diversità dei ruoli e delle funzioni del Romano Pontefice e dei Vescovi, è a servizio della Chiesa e dell’unità nella fede, dalla quale dipende in notevole misura l’efficacia dell’azione evangelizzatrice nel mondo contemporaneo. Su questo sentiero intendo proseguire anch’io, unicamente preoccupato di proclamare al mondo intero la presenza viva di Cristo”.

“Giovanni Paolo lascia una Chiesa più coraggiosa, più libera, più giovane che guarda con serenità al passato e non ha paura del futuro” che segue il Concilio quale “bussola” con cui “orientarsi nel vasto oceano del terzo millennio”. “Anch’io forza la decisa volontà di proseguire nell’impegno di attuazione del Concilio Vaticano II”.

Fonte e centro di questo impegno è “l’Eucarestia da cui scaturisce ogni altro elemento della vita della Chiesa”. L’Eucarestia sarà infatti al centro nella Solennità del Corpus Domini, in agosto nella Giornata Mondiale della Gioventù a Colonia e, in ottobre, dell’Assemblea Ordinaria del Sinodo dei Vescovi. Dall’Eucarestia, ribadisce il Messaggio, “i cattolici non possono non sentirsi stimolati a tendere alla piena unità ed è con piena consapevolezza, che assumo come impegno primario di lavorare alla ricostituzione della piena e visibile unità di tutti i seguaci di Cristo. Il dialogo teologico è necessario, l’approfondimento delle motivazioni storiche di scelte avvenute nel passato è pure indispensabile. Ma ciò che urge maggiormente è quella “purificazione della memoria”.

Dal dialogo ecumenico a quello con le altre fedi il passo è breve: “Nell’intraprendere il ministero il nuovo Papa sa “che suo compito è di far risplendere davanti agli uomini e alle donne di oggi la luce di Cristo: Con questa consapevolezza mi rivolgo a tutti, anche a coloro che seguono altre religioni o che cercano una risposta alle domande fondamentali dell’esistenza e ancora non l’hanno trovata. A tutti mi rivolgo per assicurare che la Chiesa vuole continuare a tessere con loro un dialogo aperto e sincero, alla ricerca del vero bene dell’uomo e della società. Non risparmierò – conclude – sforzi e dedizione per proseguire il promettente dialogo con le diverse civiltà, perché dalla reciproca comprensione scaturiscano le condizioni di un futuro migliore per tutti”. Infine un appuntamento ai giovani per la Gmg di Colonia: “con voi, cari giovani, futuro e speranza della Chiesa e dell’umanità, continuerò a dialogare, ascoltando le vostre attese nell’intento di aiutarvi a incontrare sempre più in profondità il Cristo vivente, l’eternamente giovane”.Sir

Il messaggio a conclusione del Conclave