“La fioritura di vocazioni è legata alla testimonianza di vita che una comunità religiosa offre; così pure la loro crisi”. E’ quanto si legge nel Messaggio della Cei per la nona Giornata mondiale per la vita consacrata, che si celebrerà mercoledì prossimo, 2 febbraio. “Dopo venti secoli sottolinea la Commissione episcopale per il clero e la vita consacrata le persone consacrate dimorano, secondo le modalità proprie di ciascun carisma, nel cuore del mondo come un ‘piccolo resto’ che testimonia la presenza del Signore e coltiva l’attesa della sua venuta. I consacrati e le consacrate infatti hanno la missione di indicare Cristo al mondo, di proclamare la salvezza da Lui realizzata e di celebrarlo e manifestarlo con la vita”. “Solo la santità può evangelizzare”, ammoniscono i vescovi, definendo tutti i consacrati “artefici di riconciliazione e di pace”. Secondo la Cei, inoltre, “non si può rendere testimonianza dell’assoluto che è Dio, se non vivendo la totalità del dono di sé, espressa anzitutto nel martirio, ma anche in varie forme di consacrazione, tra cui eccelle la professione perpetua dei consigli evangelici. Nulla attira gli altri verso Dio più di una vita offerta in sacrificio, con umiltà, generosità e gioia”. “Evangelizzare attraverso la testimonianza dell’amore reciproco”: questo, in sintesi, il compito affidato dalla Chiesa italiana ai consacrati, partendo dalla consapevolezza che “là dove c’è comunione, accoglienza, dialogo e gioia, il popolo di Dio lo percepisce e i giovani si sentono attratti”. I religiosi oggi nel mondo sono circa 1 milione, dei quali 200mila uomini e 800mila donne. La maggior parte di essi (il 44% del totale mondiale), sono in Europa: 63mila religiosi sacerdoti – cui si aggiungono 21mila religiosi non sacerdoti e 366mila religiose. In Italia le religiose sono 80.656, delle quali oltre 7.650 contemplative; i religiosi 21.778.Sir