Vita Chiesa

GIORNATA PACE: IL MESSAGGIO DEL PAPA, «PER OTTENERE LA PACE, OCCORRE VINCERE IL MALE CON IL BENE»

“La pace è il risultato di una lunga e impegnativa battaglia, vinta quando il male è sconfitto con il bene”: questa per Giovanni Paolo II, nel messaggio per la Giornata mondiale per la pace 2005 diffuso questa mattina dalla sala stampa della Santa Sede, la verità di fondo che ha ispirato la scelta del tema “Non lasciarti vincere dal male, ma vinci con il bene il male”. Il male, infatti, “non è una forza anonima che opera nel mondo in virtù di meccanismi deterministici e impersonali” ma “passa attraverso la libertà umana” e ha “sempre un volto e un nome: quello di uomini e donne che liberamente lo scelgono”.

Per “orientare il proprio cammino tra gli opposti richiami del bene e del male”, la famiglia umana ha “urgente necessità di far tesoro del comune patrimonio di valori morali ricevuto in dono da Dio stesso”, quella “grammatica della legge morale universale” che “ispirando valori e principi comuni, unisce gli uomini tra loro e, pur nella diversità delle rispettive culture, è immutabile”. Per conseguire il bene della pace, bisogna “con lucida consapevolezza, affermare che la violenza è un male inaccettabile e che mai risolve i problemi” e promuovere “una grande opera formativa delle coscienze” per un “umanesimo integrale e solidale”. Su queste basi “è possibile dar vita a un ordine sociale, economico e politico che tenga conto della dignità, della libertà e dei diritti fondamentali di ogni persona”.

Il bene comune e la cittadinanza mondiale: questi, per il Santo Padre, i temi legati all’impegno a favore della pace. Il bene comune, inteso come “ricerca costante del bene altrui come se fosse proprio”, compete in particolare all’autorità politica; “visioni riduttive della realtà umana – afferma Giovanni Paolo II – trasformano il bene comune in semplice benessere socio-economico, privo di ogni finalizzazione trascendente. Il bene comune, invece, riveste anche una dimensione trascendente, perché è Dio il fine ultimo delle sue creature”. Poiché il bene della pace è strettamente collegato allo sviluppo dei popoli, è inoltre “indispensabile tener conto delle implicazioni etiche dell’uso dei beni della terra”.

“L’appartenenza alla famiglia umana conferisce a ogni persona una specie di cittadinanza mondiale, rendendola titolare di diritti e doveri, essendo gli uomini uniti da una comunanza di origini e di supremo destino”: “basta che un bambino venga concepito – afferma il Santo Padre – perché meriti attenzioni e cure e qualcuno abbia il dovere di provvedervi”. La comunità internazionale è chiamata a regolamentare “con una rete sempre più ampia di accordi giuridici” il godimento dei “beni pubblici”, quei beni cioè di cui “tutti i cittadini godono automaticamente” e che rispondono agli “interessi comuni” di un “mondo investito in pieno dal fenomeno della globalizzazione”: lotta alla povertà, ricerca della pace e della sicurezza, preoccupazione per i cambiamenti climatici, controllo della diffusione delle malattie.

“Si rende doverosamente necessaria – afferma ancora Giovanni Paolo II nel Messaggio, a proposito del principio della destinazione universale dei beni della terra – una mobilitazione morale ed economica” rispettosa “degli accordi presi in favore dei Paesi poveri” e disponibile a “rivedere quelli rivelatisi troppo onerosi”, con la previsione di “nuove forme di finanziamento allo sviluppo”. La Chiesa “sostiene ed incoraggia l’impegno della comunità internazionale” a dimezzare, entro il 2015, il numero delle persone che vivono in miseria e auspica che “la gestione delle risorse economiche destinate allo sviluppo dei Paesi poveri segua scrupolosi criteri di buona amministrazione sia da parte dei donatori che dei destinatari”.

Un particolare incoraggiamento Giovanni Paolo II rivolge all’”amato Continente africano” affinché “cessi di essere solo oggetto di assistenza, per divenire responsabile soggetto di condivisioni convinte e produttive”. Ai cristiani e specialmente ai laici, “di fronte ai tanti drammi che affliggono il mondo”, il Papa raccomanda di “coltivare un’indomita speranza nel promuovere la giustizia e la pace”, fondandosi sulla “certezza che il male non prevarrà”. I cristiani, inoltre, sappiano “mostrare con la loro vita che l’amore è l’unica forza capace di condurre alla perfezione personale e sociale, l’unico dinamismo in grado di far avanzare la storia verso il bene e la pace”.Sir

Messaggio Giornata mondiale della pace 2005