Vita Chiesa

SETTIMANA SOCIALE, BIGNARDI (AC): LO STILE MITE DEL CRISTIANO UNICA ALTERNATIVA PER UNA DEMOCRAZIA FRATERNA

“In un contesto sociale portato ad esasperare le tensioni, ad alimentare le contrapposizioni, in un contesto mondiale segnato dalla violenza, anche di quella che si poteva un tempo ritenere impensata, lo stile mite del cristiano è molto di più che un fatto personale e individuale e acquista valore politico”. Lo ha detto Paola Bignardi, presidente dell’Azione Cattolica Italiana, aprendo la terza giornata della 44ª Settimana Sociale dei cattolici italiani, che si chiude domani a Bologna su “La democrazia: nuovi scenari, nuovi poteri”. “Inventare una democrazia fraterna, che non smette di proporsi con mitezza”: questa la proposta “politica” di Ac, che sulla scorta di La Pira sottolinea che “essere cristiani nella città oggi significa riconoscere con le scelte concrete la dignità e il valore di ogni persona, attraverso un’organizzazione della città che sappiano dare una risposta alle domande dei poveri”: i vecchi, “per non abbandonarli”; gli immigrati, per dare loro “dignità” senza “discriminazione”; i malati, che “sperimentano il limite, il bisogno, la dipendenza, il dolore”; le donne “alle prese con maternità disperate” e “tutte le persone che vivono senza speranza”. “Non darsi pace finché il mondo non sia in pace”, è un’altra lezione di La Pira, secondo il quale – ha ricordato la relatrice – “i poveri non sono solo quelli che incontriamo uscendo di casa: sono i popoli che hanno fame; che muoiono di Aids e di guerra; che vedono le loro risorse depredate dai popoli ricchi”.

“Dialogo” e “amore” sono per Bignardi le componenti fondamentali della “democrazia fraterna”, che comporta la coscienza di “non avere una ricetta pronta per ogni problema, che sa portare l’inquietudine delle domande difficili, che scommette nella concretezza e tiene insieme la coerenza nei valori e la competenza nelle scelte”.

Per il cristiano, e il laico in particolare, l’azione politica “nasce dal tenere insieme dimensioni che talvolta sono inconciliabili, come la logica evangelica e quella mondana”: in questa prospettiva, il “programma” politico dei credenti consiste nell’“assumere con decisione il carattere originale e talvolta alternativo della vita cristiana”, che fa della “radicale fedeltà al Vangelo la misura alta della vita cristiana anche in politica e nella società”. Solo partendo dal “dovere della speranza”, ha concluso la presidente di Ac, “i cristiani possono diventare anche luce per il mondo, punto di riferimento per quanti cercano un orizzonte buono per la loro vita, testimonianza di uno stile di umanità che realizza in pienezza i desideri più profondi di ogni donna e ogni uomo”. Sir

Speciale 44ª Settimana sociale