Vita Chiesa

PAPA: LETTERA APOSTOLICA SULL’EUCARISTIA, «MISTERO DI LUCE» TRA LE CUPE OMBRE DI VIOLENZA E SANGUE

All’inizio del “ventisettesimo anno di ministero petrino”, Giovanni Paolo II propone a tutta la Chiesa di vivere “in modo specialissimo” un anno dedicato all’Eucaristia. Lo fa con una lettera apostolica – “Mane Nobiscum Domine” (“Rimani con noi, Signore”) – presentata oggi a Roma nella quale spiega: “Non chiedo che si facciano cose straordinarie, ma che tutte le iniziative siano improntate a profonda interiorità”. L’Anno dell’Eucaristia – che andrà dall’ottobre 2004 all’ottobre 2005 – si inserisce in un lungo percorso spirituale tracciato dal Papa stesso per la Chiesa, in preparazione del Grande Giubileo dell’Anno 2000.

Andando indietro nel tempo, Giovanni Paolo II oggi osserva: “Non mi illudevo, certo che un semplice passaggio cronologico, pur suggestivo, potesse per se stesso comportare grandi cambiamenti. I fatti, purtroppo, si sono incaricati di porre in evidenza, dopo l’inizio del Millennio, una sorta di cruda continuità con gli eventi precedenti e spesso con quelli peggiori fra essi. È venuto così delineandosi uno scenario che, accanto a prospettive confortanti, lascia intravedere cupe ombre di violenza e di sangue che non finiscono di rattristarci”.

In questo contesto, l’Eucaristia si staglia innanzitutto come “mistero di luce”, aprendo “ai fedeli i tesori della Scrittura”. Ma perché “la Parola di Dio tocchi la vita e la illumini”, occorre che la proclamazione avvenga con cura e preparazione.

Nella lettera, il Papa chiede più volte che la messa sia celebrata “decorosamente, secondo le norme stabilite”, avendo cura di testimoniare la presenza reale di Cristo “con il tono della voce, con i gesti, con i movimenti, con tutto l’insieme del comportamento”. Nella lettera – “Mane Nobiscum Domine” (“Rimani con noi, Signore”), presentata oggi a Roma – il Papa si sofferma sulle norme da rispettare nel culto eucaristico, facendo riferimento e chiedendo di riparare “con la nostra fede e il nostro amore, le trascuratezze, le dimenticanze e persino gli oltraggi che il nostro Salvatore deve subire in tante parti del mondo”. “Le norme – spiega il Papa – ricordano il rilievo che deve essere dato ai momenti di silenzio sia nella celebrazione che nell’adorazione eucaristica. È necessario, in una parola, che tutto il modo di trattare l’Eucaristia da parte dei ministri e dei fedeli sia improntato a un estremo rispetto”.

Il Papa definisce l’Eucaristia anche come “principio e progetto di ‘missione'”. Da qui l’invito ai cristiani a “testimoniare con più forza la presenza di Dio nel mondo”. “Non abbiamo paura – scrive Giovanni Paolo II – di parlare di Dio e di portare a fronte alta i segni della fede. La ‘cultura dell’Eucaristia’ promuove ‘una cultura del dialogo'” e sbaglia chi ritiene che “il riferimento pubblico alla fede possa intaccare la giusta autonomia dello Stato e delle istituzioni civili, o che addirittura possa incoraggiare atteggiamenti di intolleranza. Se storicamente non sono mancati errori in questa materia anche nei credenti – scrive il Papa, facendo addirittura un implicito riferimento alla Costituzione europea – ciò va addebitato non alle ‘radici cristiane’, ma all’incoerenza dei cristiani nei confronti delle loro radici. Chi impara a dire ‘grazie’ alla maniera di Cristo crocifisso, potrà essere un martire, ma non sarà mai un aguzzino”.

Ricordando infine che l’Eucaristia spinge a promuovere comunione e solidarietà, il Papa conclude con l’invito alle comunità diocesane e parrocchiali ad “andare incontro con fraterna operosità a qualcuna delle tante povertà del nostro mondo. Penso al dramma della fame che tormenta centinaia di milioni di esseri umani, penso alle malattie che flagellano i Paesi in via di sviluppo, alla solitudine degli anziani, ai disagi dei disoccupati, alle traversie degli immigrati”.Sir

Le «Lettera» sull’Eucarestia

Il testo integrale della Lettera Apostolica per l’anno dell’Eucarestia