“Si sono lasciati guidare dalla Parola di Dio come da un faro luminoso e sicuro, che non ha mai cessato di illuminare il loro cammino”. Così Giovanni Paolo II ha spiegato la ragione che lo ha spinto a beatificare ieri in piazza San Pietro cinque personalità del mondo religioso e politico. Tra i nuovi beati, spicca la figura di Carlo d’Austria (1887-1922), Imperatore e Re, la cui beatificazione è stata al centro negli ultimi giorni di discussioni e polemiche soprattutto perché si ritiene sia stata sollecitata dai conservatori. Nell’omelia pronunciata nelle diverse lingue a seconda della provenienza dei nuovi cinque beati di fronte ad un parterre di aristocratici e re (gli Asburgo, la regina Fabiola, i sovrani di Lussemburgo e del Lichtenstein) il papa ha additato l’imperatore austriaco come esempio da seguire. “Che l’imperatore Carlo ha detto sia un esempio, in particolare per coloro che esercitano responsabilità politiche oggi in Europa”. Carlo d’Austria si legge nel testo in tedesco “era un amico della pace e ai suoi occhi la guerra era qualcosa di tremendo”. Ha vissuto il suo incarico di re come servizio ai “suoi popoli” e “suo unico desiderio era seguire la vocazione cristiana alla santità anche nel suo agire politico e per lui particolarmente importante era l’esercizio della carità sociale”. Tra i nuovi beati, c’è anche la mistica tedesca Anna Katharina Emmerick (1774-1824), dell’Ordine delle Canonichesse Regolari di Sant’Agostino che ha ispirato il regista e attore americano Mel Gibson per il suo film “La Passione”. Gli altri beati sono Pierre Vigne (1670-1740), fondatore della Congregazione delle Suore del Santissimo Sacramento; Joseph-Marie Cassant (1878-1903), monaco dell’Ordine Cistercense Riformato; Maria Ludovica De Angelis (1880-1962), della Congregazione delle Figlie di Nostra Signora della Misericordia di Savona. Sir