Dio interviene con somma autorità nella storia, che nonostante le tempeste, lacerazioni, devastazioni compiute dal male, dall’uomo e da Satana ha come traguardo e meta definitiva l’incontro tra Cristo e l’umanità. Lo ha detto oggi il Papa, che nella tradizionale udienza generale ha commentato il Cantico dell’Apocalisse sulle nozze dell’Agnello. Giovanni Paolo II ha esordito soffermandosi sul canale di comunicazione tra storia ed eternità, che ha il suo punto di partenza nella liturgia terrena della comunità ecclesiale e ha il suo traguardo in quella celeste, dove sono già approdati i nostri fratelli e sorelle che ci hanno preceduto nel cammino della fede. Il Cantico in questione esalta, in particolare, il progetto divino di redenzione nei confronti del genere umano, in virtù del quale il Signore ha preso possesso del suo regno, come recita l’Apocalisse, intervenendo con somma autorità nella storia, ha sottolineato il Pontefice. A proposito di quest’ultima il Papa ha precisato che è, certo, affidata alla libertà umana, che genera ben e male, ma ha il suo ultimo suggello nelle scelte della Provvidenza divina. Ecco perché, ha spiegato Giovanni Paolo II il libro dell’Apocalisse celebra il traguardo verso cui la storia è condotta attraverso l’efficace opera di Dio, pur tra le tempeste, le lacerazioni, le devastazioni compiute dal male, dall’uomo e da Satana. Sir