Vita Chiesa

IL PAPA ALL’AMBASCIATORE DELL’UCRAINA: «DIFENDERE L’EREDITÀ CRISTIANA» PER ENTRARE IN EUROPA

L’Ucraina “si sente parte dell’Europa”, e le “aspirazioni” di farne pienamente parte sono “legittime”, oltre che “utili per il progetto della collaborazione europea”. Lo ha detto oggi il Papa, che ricevendo in udienza il nuovo ambasciatore di Ucraina presso la Santa Sede, Grygorii Fokovych Khoruzhyi, in occasione della presentazione delle lettere credenziali, ha invitato l’Ucraina a “difendere e promuovere la propria eredità cristiana”, in modo da diventare “un significativo laboratorio di dialogo, di sviluppo e di cooperazione” e di soddisfare le sue “legittime aspirazioni” a divenire parte integrante dell’Unione europea. “A ragione il popolo ucraino, per le tradizioni e per la cultura che lo caratterizzano, si sente parte dell’Europa e desidera tessere un rapporto più intenso con le altre nazioni del Continente, conservando le caratteristiche politiche e culturali che lo contraddistinguono”. La Santa Sede, da parte sua, “ritiene che tali legittime aspirazioni meritino di essere attentamente considerate, perché utili per il progetto della collaborazione europea. Posta a crocevia dell’Oriente e dell’Occidente – è la convinzione di fondo di Giovanni Paolo II – l’Ucraina potrà meglio assolvere alla sua missione di incontro fra popoli e culture differenti, se manterrà intatta la propria peculiare fisionomia”. Ripercorrendo la storia millenaria dell’Ucraina, il Santo Padre ha infatti ricordato che “il Vangelo ne ha plasmato la vita, la cultura e le istituzioni, per cui oggi è grande la responsabilità dell’Ucraina nel comprendere, difendere e promuovere la propria eredità cristiana, tratto distintivo della nazione, non intaccato in profondità neppure dalla funesta dittatura del comunismo”. Quanto alla Chiesa cattolica in Ucraina, il Papa ne ha sottolineato la “promettente primavera di speranza” e l'”anelito di pervenire alla piena unità con tutti i cristiani”, anche attraverso una “definizione giuridica delle Chiese” che ne sancisca l'”effettiva parità”. Sir