In un mondo tentato dalle derive consumiste e materialiste gli imprenditori cristiani sono chiamati ad affermare la priorità dell’essere sull’avere e quindi a coniugare il legittimo perseguimento del profitto con un più profondo impegno per la diffusione della solidarietà e l’eliminazione della povertà. Lo ha scritto oggi il Papa nel messaggio inviato tramite il cardinale Renato Raffaele Martino, prefetto del Pontificio Consiglio Giustizia e Pace ai partecipanti alla conferenza internazionale sul tema L’imprenditore: responsabilità sociale e globalizzazione, in corso oggi e domani a Roma per iniziativa del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace e dell’Unione internazionale degli imprenditori cristiani (Uniapac). L’incontro, osserva Giovanni Paolo II, si svolge in un momento in cui i settori finanziario e commerciale stanno diventando sempre più consapevoli della necessità di procedure etiche che permettano al mondo degli affari di rimanere sensibile agli aspetti sociali e umani. Siccome la ricerca del profitto non è l’unico fine di tale attività, il Vangelo sfida gli uomini d’affari a rispettare la dignità e creatività dei loro impiegati e clienti ai fini del bene comune. Ad un livello personale, essi sono chiamati a sviluppare virtù importanti quali la diligenza, l’industriosità, la prudenza nell’assumere rischi ragionevoli, l’affidabilità e la fiducia nelle relazioni interpersonali, e il coraggio nel prendere decisioni difficili e dolorose’ (Centesimus annus, 32). In un contesto di globalizzazione, conclude il Papa, gli imprenditori cristiani devono diventare testimoni del potere liberante e trasformatore della verità cristiana. Sir