Vicende come il “crac” della Parmalat rischiano di “prendere alla sprovvista i non addetti ai lavori”, che “vanno aiutati in un’opera di discernimento su uno dei fenomeni più tipici della globalizzazione, da cui non è possibile tirarci fuori”. Don Paolo Tarchi, direttore dell’Ufficio Cei per i problemi sociali e il lavoro, presenta così al Sir il sussidio su “Finanza internazionale ed agire morale”, appena elaborato dai vescovi italiani grazie ai contributi del gruppo di studio su “Etica e finanza” attivo presso l’Ufficio citato. “Sempre più spesso fa notare Tarchi quella che si definisce finanza internazionale esce dai circoli degli addetti ai lavori e fa irruzione nella vita di tutti i giorni della cosiddetta gente comune”, non solo sulle pagine dei giornali o in tv, ma anche “quando prendiamo decisioni sull’investimento dei nostri risparmi, facciamo i conti con le conseguenze dei suoi movimenti come consumatori e come lavoratori, prendiamo coscienza di fenomeni preoccupanti come quelli del debito estero dei Paesi poveri o delle tragiche condizioni di vita di troppi abitanti del nostro pianeta”. Di qui l’intento del volume, che si propone di “aiutare” i credenti a formulare un “giudizio morale” su una materia “complessa ed urgente” come la grande finanza, basandosi sulla “tradizione” della Chiesa in questo ambito. Oltre ai “principi etici” in materia di finanza, il sussidio analizza la funzione di quest’ultima nell’economia moderna e gli strumenti del mercato finanziario internazionale, con un linguaggio non “per esperti” finalizzato ad individuare “prospettive di azione” nei comportamenti “personali e collettivi”. E proprio al tema “Democrazia e governance internazionale” è dedicato l’ultimo seminario preparatorio alla 44a Settimana sociale dei cattolici italiani, in programma a Bologna, dal 4 al 7 ottobre, sul tema “La democrazia: nuovi scenari e nuovi poteri”. Al centro dell’incontro, che si terrà il 31 gennaio a Napoli, il rapporto tra la comunità internazionale come “club delle nazioni più ricche” e una possibile “democrazia dell’inclusione” dei Paesi poveri.Sir