Desidero oggi ricordare in modo speciale le comunità cristiane che subiscono persecuzione, e tutti i fedeli che soffrono per la fede. Il Signore dia loro la forza della perseveranza e la capacità di amare anche coloro che li fanno soffrire. Lo ha detto ieri Giovanni Paolo II, affacciandosi alla finestra del suo studio nel palazzo apostolico vaticano per recitare l’Angelus con i fedeli ed i pellegrini convenuti in piazza San Pietro. Ricordando la festività odierna di Santo Stefano, detto anche “Protomartire”, perché fu il primo discepolo di Cristo a versare il suo sangue per Lui, il Papa ha sottolineato che venne lapidato per false accuse simili a quelle rivolte contro Gesù stesso e, come il Maestro, morì perdonando i suoi uccisori. La Chiesa, ha poi spiegato il Pontefice, chiama il giorno del martirio dies natalis’. La morte del martire, infatti, è una nascita al Cielo, in forza della morte e risurrezione di Cristo. Ecco perché è tanto significativo celebrare il primo martire nel giorno dopo Natale: quel Gesù, che è nato a Betlemme, ha dato la vita per noi affinché noi pure, rinati “dall’alto” per la fede e il Battesimo, fossimo disposti a sacrificare la nostra per amore dei fratelli.Misna