Vita Chiesa
E’ morto Pino Arpioni: una vita spesa per i giovani
Stretto collaboratore di Giorgio La Pira, del quale fu anche esecutore testamentale, era nato ad Empoli il 19 marzo del 1924 (da cui il nome di battesimo Giuseppe). Ultimo di quattro fratelli, era rimasto orfano ad un anno. Costretto a partire militare nel ’43, fu arrestato in Friuli dai tedeschi e deportato in diversi campi di concentramento. Fu quell’esperienza drammatica a far maturare in lui la vocazione di dedicarsi interamente all’educazione dei giovani. «Quando sono partito militare spiegherà in una rarissima intervista pubblicata da Toscanaoggi – ero dirigente dell’associazione parrocchiale dell’Azione Cattolica a Empoli. Pochi giorni dopo l’8 settembre fui preso dai tedeschi e portato in campo di concentramento: lì mi sono reso conto che la mia formazione religiosa era molto valida, infatti mi ha aiutato moltissimo a superare quei due anni di prigionia. D’altro canto mi sono reso conto che alla mia formazione mancava l’aspetto sociale e politico con la P maiuscola: ho capito che forse il mondo cattolico, nel periodo fascista, non aveva operato come avrebbe dovuto affinché non si arrivasse alla guerra. Quindi è maturata in me l’idea che la formazione dei giovani deve tener conto di questi due aspetti: l’aspetto religioso e l’aspetto sociale».
Tornato dalla prigionia quando i suoi avevano perso ormai ogni speranza di rivederlo, nel 1948 organizzò, per la parrocchia di Empoli, il suo primo campo scuola a Pian degli Ontani. Accanto a lui, come cuoca, la mamma, che lo seguirà sempre nelle sue attività. Nel 51 è presidente diocesano della Gioventù di Azione cattolica. Per questo si trasferisce a Firenze dove ben presto lo raggiungeranno la mamma e la sorella Maria, che lo sosterranno anche economicamente. In quegli anni con la Gioventù italiana di Azione Cattolica, contestando l’usanza di chiudere l’anno sociale con la fine della scuola, organizzò i primi campi-scuola estivi a Montecocco, nel 50, al Falzarego, nel 51, e a Piandelagotti nel 52. In quest’ultimo anno aprì la Giac fiorentina ad un’esperienza nuova: un campo al mare e precisamente all’isola d’Elba. Una scelta rischiosa ed anche criticata per quei tempi, perché si considerava il mare poco adatto a questi tipi di incontri. Diventato delegato regionale della Giac, nel 54 maturò l’idea di un villaggio fisso, dove ospitare più turni durante l’estate. La scelta cadde su Pian degli Ontani. La costruzione fu rapidissima. Inaugurato il 10 di luglio, già in quell’anno ospitò diversi gruppi, fino a metà settembre. L’anno successivo costruì il Villaggio La Vela a Castiglion della Pescaia su un terreno concesso dall’Ente Maremma. Il primo campo fu per i figli degli assegnatari dell’Ente Maremma: ragazzi che per lo più non avevano mai visto il mare e che vivevano in condizioni economiche e culturali assai povere. I primi campi regolari si tennero a partire dall’estate successiva.
Nel ’59, dopo aver lasciato ogni incarico a livello nazionale nell’Ac, contemporaneamente all’Associazione Opera Villaggi per la Giuventù, dette vita a Firenze alla Casa della Gioventù «Pier Giorgio Frassati», prima in un appartamento in via La Marmora e poi nella sede attuale di via Gino Capponi. E’ l’idea di una sede fissa per l’attività dove tenere alcuni incontri formativi al di là dei «campi» e far vita comune con alcuni studenti, anche stranieri. E in quell’appartamento scelse di vivere gli ultimi anni della sua vita Giorgio La Pira.
In 50 anni di attività sono stati almeno 40 mila i giovani coinvolti, nelle varie attività dell’Opera e da questa associazione leggera, nel senso che non prevede tessere ma vuole essere solo al servizio dei giovani e delle Chiese locali, sono scaturite numerose vocazioni sacerdotali e di impegno sociale e politico. Pur avendo una grande capacità di dialogo con i giovani, Pino non amava tenere conferenze o parlare in pubblico, ma negli incontri ai campi o in quelli tradizionali del martedì a Casa Gioventù non mancava mai di commentare gli avvenimenti più importanti e di invitare all’impegno, alla preghiera, alla speranza.
Non è facile dire quanto abbia influito sulla sua attività l’amicizia con La Pira. Non vi è dubbio, però, che questo legame, molto intenso, ha confortato Pino nelle sue scelte più qualificanti. Come quella, ad esempio, di una laicità intransigente, che andava di pari passo con una fedeltà assoluta alla Chiesa. In La Pira aveva trovato conferma anche all’intuizione sulla necessità di tenere sempre insieme nella formazione dei giovani l’aspetto religioso e quello sociale, perché il cristiano – come ripeteva La Pira – deve tenere in una mano la Bibbia e nell’altra il giornale: qui c’è la sintesi della giusta formazione da dare all’uomo. E riflettendo sul messaggio del professore aveva impegnato l’Opera in una serie di esperienze ecumeniche alle quali teneva moltissimo: con la Chiesa anglicana dal 1979; con la Chiesa russo-ortodossa dal 1984; con la Chiesa greco-ortodossa dal 1986. E poi, ancora, i pellegrinaggi a Fatima, vissuti nell’ottica della conversione della Russia, così come promesso dalla Madonna, e nei luoghi della fede russa, fino al recente pellegrinaggio in Terra Santa, che apriva nuovi orizzonti di impegno per i suoi giovani.
Dalla metà degli anni ’70, prima con il card. Florit e poi con il card. Benelli, aveva avuto incarichi di rilievo nella Chiesa fiorentina, soprattutto nella Consulta diocesana per l’apostolato dei laici. Negli anni ’90 era stato anche presidente dell’Istituto Innocenti.