Vita Chiesa

IL PAPA IN CROAZIA: IL CRISTIANESIMO PASSATO, PRESENTE E FUTURO DELLA NAZIONE

“Il cristianesimo ha recato un grande contributo allo sviluppo della Croazia nel passato”, e “potrà continuare a contribuire efficacemente al suo presente e al suo futuro”. E’ il primo “saluto” del Papa ai croati, nel discorso pronunciato all’arrivo all’aeroporto di Rijeka (Fiume), prima tappa del suo 100° viaggio apostolico (il terzo in Croazia). Parlando dell’eredità centrale del cristianesimo per il Paese, Giovanni Paolo II ne ha elencato i “valori” che “sono iscritti nella natura di ogni essere umano, ma che il cristianesimo ha il merito di aver con chiarezza individuato e proclamato”, come “la dignità della persona, l’onestà morale e intellettuale, la libertà religiosa, la difesa della famiglia, l’accoglienza e il rispetto per la vita, la solidarietà, la sussidiarietà e la partecipazione, il rispetto delle minoranze”: è su questi valori, ha aggiunto il Papa, che “si fonda la stabilità e la vera grandezza di una nazione”. Poi il riferimento all’attualità, in chiave europea: “La Croazia – ha ricordato, infatti, il Pontefice – ha posto recentemente la sua candidatura a divenire parte integrante, anche dal punto di vista politico ed economico, della grande famiglia dei popoli d’Europa”. Di qui l’augurio del Pontefice per “una felice realizzazione di tale aspirazione”, partendo dalla consapevolezza che “la ricca tradizione della Croazia contribuirà sicuramente a rafforzare l’Unione sia come entità amministrativa e territoriale che come realtà culturale e spirituale”

Sul piano politico, Giovanni Paolo II ha invitato a “consolidare, con il contributo responsabile e generoso di tutti, una stabilità sociale che promuova ulteriormente l’impegno lavorativo, la pubblica assistenza, l’educazione aperta a tutta la gioventù, l’affrancamento da ogni forma di povertà e disuguaglianza, in un clima di cordiale rapporto con i Paesi vicini”. Tutto ciò, ha aggiunto il Papa lanciando un appello alle autorità civili e religiose, per superare “i segni dolorosi di un recente passato”, ancora presenti in Croazia, “curare le ferite causate da una guerra crudele” e “sanare conseguenze di un sistema totalitario che per troppo tempo ha tentato di imporre un’ideologia contraria all’uomo e alla sua dignità”. Ricordando, all’esordio del suo discorso, le “antiche radici cristiane” di una terra “irrorata dal sangue di tanti martiri”, il Papa ha rivolto un abbraccio affettuoso a “tutta la comunità cattolica in Croazia”, ma anche ai “credenti delle altre Chiese e comunità ecclesiali, i fedeli del giudaismo e dell’Islam, lieto che anche in questa circostanza si possa insieme testimoniare il nostro comune impegno per l’edificazione della società nella giustizia e nel reciproco rispetto”. Poi un nuovo accenno ai martiri: da quelli “dei primi tre secoli”, in particolare della Dalmazia, fino a quelli del secolo scorso, “con l’eroica figura del beato cardinale Alojzije Stepinac”. Riferendosi, infine, alla canonizzazione di domenica prossima, il Papa ha detto: “Avrà poi la gioia di elevare agli onori degli altari suor Marija Propetoga Isusa Petkovic, alla quale tra qualche settimana sarà associato il giovane Ivan Merz. Il ricordo di questi intrepidi testimoni della fede – ha concluso il Pontefice –mi fa pensare con gratitudine e commozione alla Chiesa che li ha generati e ai tempi difficili durante i quali essa ha custodito gelosamente la sua fedeltà al Vangelo”. Sir