Un invito ad unirsi “in preghiera per la causa della pace nel mondo”, usando preghiere simili come il Rosario e il Mala, viene rivolto ai Buddisti dall’arcivescovo Michael L. Fitzgerald, presidente del Pontificio Consiglio per il Dialogo Inter-Religioso, nel consueto messaggio che dal ’95 il Vaticano invia loro in occasione della festa di Vesakh, che quest’anno nei Paesi di tradizione therevada si celebra il 14 maggio. E’ la festa più importante per i Buddisti durante la quale si fa memoria della nascita di Siddharta Gautama (8 aprile). Nei Paesi di tradizione mahayana, i vari momenti della vita di Buddha vengono ricordati in giorni diversi. “Vorrei invitarvi, cari amici buddisti scrive mons. Fitzgerald -, ad unirvi in preghiera per la causa della pace nel mondo. Osservando l’attuale situazione internazionale, non possiamo non essere consapevoli di quanto si avverta in maniera acuta nel nostro mondo la questione della pace. Fin dall’inizio del nuovo millennio, segnato dai drammatici eventi dell’11 settembre 2001, siamo ogni giorno testimoni di nuove scene di spargimento di sangue, di violenza, di scontro e di crisi quasi in ogni parte del mondo. In questa grave situazione, non possiamo vivere senza impegnarci nel promuovere la causa della pace nel mondo”. L’arcivescovo ricorda che entrambi, cristiani e buddisti, sono “convinti che l’origine di ogni conflitto sia da collocarsi, in ultima analisi, nei cuori umani caratterizzati da desideri egoistici, in particolare dal desiderio del potere, del dominio e del benessere spesso a scapito degli altri. E’ anche nostro comune convincimento che la pace debba abitare nel cuore degli uomini prima di divenire una realtà sociale”. Per questo, sottolinea, “la maniera più efficace e fondamentale di promuovere la pace è di fare del nostro meglio per superare l’egoismo profondamente radicato nei cuori umani, così che le persone possano trasformarsi in veri artefici di pace”. Mons. Fitzgerald ricorda – nell’anno che il Papa ha dedicato alla preghiera del Rosario – una “meravigliosa coincidenza”: anche i Buddisti usano il Mala (una specie di rosario) per pregare. “In virtù del loro carattere meditativo osserva -, queste due preghiere hanno in comune un effetto rasserenante su quelli che li usano per pregare; li conducono a sperimentare e a lavorare per la pace, e producono frutti d’amore”. Sir