Vita Chiesa

TERRA SANTA: I VESCOVI ITALIANI VISITANO IL NIDO D’INFANZIA, «PRESEPE VIVENTE» DI SUOR SOPHIE

“E’ come visitare la grotta del Bambino. Lì fuori c’è Erode che aspetta”. Ha accolto così suor Sophie la delegazione dei vescovi italiani, in questi giorni in pellegrinaggio di solidarietà in Terra Santa, giunta in visita al nido d’infanzia della Sacra Famiglia di Betlemme. Nato nel 1884 e gestito dalle Figlie della carità di San Vincenzo de’ Paoli il nido, ha spiegato la religiosa, “è veramente il presepio vivente di Betlemme. Accoglie mediamente dai 90 ai 95 bambini, dalla nascita fino all’età di sei anni. Sono bambini che giungono al nido attraverso il ‘servizio sociale’ o perché maltrattati, percossi, oppure di genitori incapaci e spesso in situazioni drammatiche ed alcuni perché abbandonati”. Di fronte alla religiosa alcune culle con neonati che dormono: “molti di questi bambini sono figli di ragazze madri musulmane. Devono nascondersi per non incorrere nella punizione prevista dalla sharia, la legge coranica, per casi del genere. Dai loro parenti sono reputate il disonore della famiglia. Nati ‘quasi’ di nascosto, questi neonati non hanno il certificato di nascita e ciò rende molto difficile la loro adozione peraltro non prevista dall’Islam. Quale sarà il loro futuro lo sa solo Dio, intanto li facciamo crescere in questa oasi di tenerezza”. Per molti altri “quando avranno sei anni, se la situazione lo consente, torneranno dai loro genitori, ma più spesso vengono inviati in altri istituti più adatti alla loro età e dove si cercherà un’adozione”. Ma la preoccupazione più grande della religiosa sono i bambini disabili e con ritardi, “una vergogna per la loro famiglia” e per questo destinati a rimanere nell’istituto.

Nel nido lavorano una psicologa, un pediatra e tre educatrici specializzate a cui si aggiungono un assistente sociale e 14 ragazze che si occupano dei bambini sotto la supervisione di una religiosa educatrice specializzata e di una suora infermiera. “La situazione in Palestina è molto precaria – ha concluso suor Sophie – e il nostro nido non riceve alcun aiuto dall’Autorità palestinese. Il funzionamento è assicurato interamente dalla carità e dalle offerte provenienti dalle varie Chiese, tra cui quella italiana”.Sir