Vita Chiesa

IRAQ: CATTOLICI CALDEI NEGLI USA, «CONTENTI PER LA LIBERTÀ MA SERVE LA PRESENZA DELL’ONU»

La fine del regime iracheno è salutata come una speranza di libertà dai cattolici di rito caldeo degli Usa, anche se qualche preoccupazione per il futuro viene espressa da mons. Ibrahim N. Ibrahim, vescovo dell’Eparchia di San Tommaso Apostolo (con sede a Detroit e 120 mila fedeli caldei cattolici), secondo il quale “occorre la presenza delle Nazioni Unite in Iraq, per avviare un governo provvisorio e preparare libere elezioni”.

La maggiore concentrazione di caldei cattolici negli Usa è in California, nell’Illinois, e sulla costa atlantica. Ma mantengono stretti rapporti con i caldei in Medio Oriente. In questi ultimi giorni i settimanali cattolici statunitensi stanno dando spazio alle voci provenienti da questo settore del mondo cattolico. Padre Noel Gorgis, sacerdote iracheno dell’Ordine di S. Antonio del Deserto, parroco a North Hollywood, ha dichiarato al giornale dell’arcidiocesi di Los Angeles che sebbene rimanga ferma la sua opposizione alla guerra, ora tuttavia è possibile un’epoca di libertà per l’Iraq: “Abbiamo sempre vissuto come ostaggi, abbiamo conosciuto la parola ‘libertà’ solo dai dizionari, ma non l’abbiamo mai vissuta”. Il sacerdote vive negli Usa da 12 anni, dopo essere fuggito dal suo Paese nel 1991. “La speranza – aggiunge – è che insieme alle altre componenti religiose della popolazione, sia possibile avviare un’epoca di democrazia”. Il settimanale dell’arcidiocesi di Los Angeles riporta anche le opinioni di alcuni leader musulmani, tra cui Abdel Baset, del Centro Islamico del Sud California, che invita gli Usa a “fare attenzione” a non trasformarsi da liberatori in potenza occupante “facendo scaturire un’ondata di ostilità contro i cristiani”. Sir