Vita Chiesa
ENCICLICA SULL’EUCARESTIA: IL PAPA, «DESIDERO RIDESTARE LO STUPORE EUCARISTICO»
“Ridestare lo stupore’ eucaristico”. È questo l’obiettivo dell’ultima enciclica (la 14ª) di Giovanni Paolo II, Ecclesia de Eucharistia, pubblicata oggi, in luogo della lettera che ogni Giovedì Santo il Santo Padre invia “a tutti i sacerdoti del mondo”. “Quest’anno, venticinquesimo per me di Pontificato, desidero – spiega il Pontefice – coinvolgere più pienamente l’intera Chiesa in questa riflessione eucaristica”, partendo dalla considerazione che “la Chiesa vive dell’Eucarestia” (dal greco rendimento di grazie’). Questa verità, scrive il Papa, “non esprime soltanto un’esperienza quotidiana di fede, ma racchiude in sintesi il nucleo del mistero della Chiesa”. Difatti, “dal mistero pasquale nasce la Chiesa. Proprio per questo l’Eucaristia, che del mistero pasquale è il sacramento per eccellenza, si pone al centro della vita ecclesiale. Di essa la Chiesa vive. Di questo pane vivo’ si nutre. Come non sentire il bisogno di esortare tutti a farne sempre rinnovata esperienza?”.
A tal proposito Giovanni Paolo II ricorda “i tanti momenti e i tanti luoghi in cui mi è stato concesso di celebrarla”: “la chiesa parrocchiale di Niegowiæ, dove svolsi il mio primo incarico pastorale, la collegiata di san Floriano a Cracovia, la cattedrale del Wawel, la basilica di san Pietro e le tante basiliche e chiese di Roma e del mondo intero. Questo scenario così variegato delle mie celebrazioni eucaristiche me ne fa sperimentare fortemente il carattere universale e, per così dire, cosmico. Sì, cosmico! Perché anche quando viene celebrata sul piccolo altare di una chiesa di campagna, l’Eucaristia è sempre celebrata, in certo senso, sull’altare del mondo”.
“L’Eucaristia edifica la Chiesa e la Chiesa fa l’Eucaristia, ne consegue che la connessione tra l’una e l’altra è strettissima”, ribadisce Giovanni Paolo II nell’enciclica. Come la Chiesa, afferma il Papa, così “anche l’Eucaristia è una e cattolica. Ma è soprattutto alla sua apostolicità che vogliamo rivolgere la nostra attenzione. Anche a fondamento dell’Eucaristia ci sono gli apostoli, non perché il Sacramento non risalga a Cristo stesso, ma perché esso è stato affidato agli Apostoli da Gesù ed è stato tramandato da loro e dai loro successori fino a noi. È in continuità con l’agire degli Apostoli, obbedienti all’ordine del Signore, che la Chiesa celebra l’Eucaristia lungo i secoli”. Inoltre, continua il Pontefice, “l’Eucaristia è apostolica, perché viene celebrata conformemente alla fede degli Apostoli. Il magistero ecclesiastico in diverse occasioni ha precisato la dottrina eucaristica, anche per quanto attiene l’esatta terminologia, proprio per salvaguardare la fede apostolica. Questa fede rimane immutata ed è essenziale per la Chiesa che tale permanga”.
Presupposto necessario, ricorda il Santo Padre, per “la successione agli Apostoli nella missione pastorale” è “il sacramento dell’Ordine, ossia l’ininterrotta serie, risalente fino agli inizi, di Ordinazioni episcopali valide. Questa successione è essenziale, perché ci sia la Chiesa in senso proprio e pieno. L’Eucaristia esprime anche questo senso dell’apostolicità”.
“Incoraggiare, anche con la testimonianza personale, il culto eucaristico, particolarmente le esposizioni del Santissimo Sacramento”. È quanto Giovanni Paolo II chiede ai “Pastori”. “Il culto reso all’Eucaristia fuori della messa ricorda il Papa – è di un valore inestimabile nella vita della Chiesa. Non solo il celebrarla, ma anche il sostare davanti ad essa fuori della Messa consente di attingere alla sorgente stessa della grazia”. Tale atteggiamento spetta anzitutto ai sacerdoti sui quali “è incombente il pericolo della dispersione” nelle molteplici attività pastorali. Perciò, “è importante per la vita spirituale del sacerdote, oltre che per il bene della Chiesa e del mondo, che egli attui la raccomandazione conciliare di celebrare quotidianamente l’Eucaristia. In questo modo è in grado di vincere ogni tensione dispersiva nelle sue giornate”.
Il “culto eucaristico”, poi, “dà impulso al nostro cammino storico, ponendo un seme di vivace speranza nella quotidiana dedizione di ciascuno ai propri compiti. Desidero ribadirlo con forza, perché i cristiani si sentano più che mai impegnati a non trascurare i doveri della loro cittadinanza terrena. È loro compito contribuire con la luce del Vangelo all’edificazione di un mondo a misura d’uomo”.
Un argomento da non tralasciare a causa della sua importanza”. Definisce così il Papa, “il rapporto” tra Eucarestia e impegno ecumenico. “L’aspirazione verso la meta dell’unità – scrive Giovanni Paolo II – ci sospinge a volgere lo sguardo all’Eucaristia, la quale è il supremo sacramento dell’unità. Proprio perché l’unità della Chiesa, che l’Eucaristia realizza, ha l’inderogabile esigenza della completa comunione nei vincoli della professione di fede, dei sacramenti e del governo ecclesiastico, non è possibile concelebrare la stessa liturgia eucaristica fino a che non sia ristabilita l’integrità di tali vincoli”. Per questo, una “siffatta concelebrazione non sarebbe un mezzo valido, e potrebbe anzi rivelarsi un ostacolo al raggiungimento della piena comunione”. Ma il Papa aggiunge, “se in nessun caso è legittima la concelebrazione in mancanza della piena comunione, non accade lo stesso rispetto all’amministrazione dell’Eucaristia, in circostanze speciali, a singole persone appartenenti a Chiese o Comunità ecclesiali non in piena comunione con la Chiesa cattolica. In questo caso, infatti, l’obiettivo è di provvedere a un grave bisogno spirituale per l’eterna salvezza di singoli fedeli, non di realizzare una intercomunione. Occorre badare bene a queste condizioni, che sono inderogabili”. E a proposito degli “abusi” diffusi “soprattutto a partire dagli anni della riforma liturgica post-conciliare, per un malinteso senso di creatività e di adattamento”, il Papa rivolge “un caldo appello perché, nella celebrazione eucaristica, le norme liturgiche siano osservate con grande fedeltà. La liturgia non è mai proprietà privata di qualcuno, né del celebrante né della comunità”. Ed annuncia che “per rafforzare questo senso profondo delle norme liturgiche, ho chiesto ai dicasteri competenti della Curia Romana di preparare un documento più specifico, con richiami anche di carattere giuridico, su questo tema di grande importanza”.
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