“Bambini e giovani senza casa o senza educazione; donne abbandonate; vittime delle organizzazione del crimine organizzato, della prostituzione o della droga; infermi senza assistenza o anziani che vivono soli”. Sono questi, oltre alla “moltitudine di emarginati nelle città”, tutti coloro che nella società “attendono una mano tesa che li soccorra”, e per i quali un “nuovo santo” può costituire “un pressante invito a praticare la misericordia”.Lo ha detto martedì 30 luglio il Papa, a Città del Guatemala, nel corso della Messa di canonizzazione del beato Pedro de San José de Betancur, fondatore dei fratelli Betlemiti e delle suore Betlemite. Giovanni Paolo II ha definito il nuovo santo “un pressante invito a praticare la misericordia nella società attuale, soprattutto quando sono tanti coloro che attendono una ma o tesa che li soccorra. Pensiamo ai bambini e giovani senza casa o senza educazione, alle donne abbandonate con tante necessità a cui far fronte; alla moltitudine di emarginati nelle città; alle vittime delle organizzazioni del crimine organizzato, della prostituzione o della droga; agli infermi senza assistenza o agli anziani che vivono soli”.Quella di fratel Pedro, dunque, è “una eredità da non disperdere” che “deve suscitare nei cristiani e in tutti i cittadini il desiderio di trasformare la comunità umana in una grande famiglia, dove le relazioni sociali, politiche e economiche siano degne dell’uomo, e si promuova la dignità della persona con il riconoscimento effettivo dei suoi diritti inalienabili”. Ai “numerosi indigeni” presenti alla canonizzazione di quello che è stato chiamato “il santo degli indios”, il Papa ha espresso “stima e vicinanza”, incoraggiandoli a “superare con speranza le situazioni difficili” e a costruire “con responsabilità il futuro”, lavorando “per il progresso armonico dei vostri popoli”. “Meritate ogni rispetto ha aggiunto il Santo Padre e avete diritto a realizzarvi pienamente nella giustizia, nello sviluppo integrale e nella pace”. “Un uomo di profonda preghiera, un luminoso esempio per i cristiani di oggi”: queste altre espressioni usate dal Papa per fratel Pedro, che “si distinse per aver praticato la misericordia con spirito umile e vita austera”. “Fu veramente un fratello di chiunque viveva nella necessità ha sottolineato il Pontefice e si impegnò con tenerezza e immenso amore alla loro salvezza”, dimostrando così che “la giustizia che perdura è quella che si pratica con umiltà, condividendo di cuore la sorte dei fratelli, seminando ovunque lo spirito di perdono e misericordia”. Sul piano più strettamente spirituale, secondo il Papa, la vita e le opere di Pedro de Betancur ricordano ai fedeli di oggi che anche nel terzo millennio “è necessario un cristianesimo che si distingua innanzitutto nell’arte della preghiera”: di qui l’esortazione del Santo Padre “a tutte le comunità cristiane, del Guatemala e degli altri paesi, ad essere autentiche scuole di preghiera, nelle quali pregare sia parte centrale di ogni attività. Un’intensa vita di pietà ha assicurato, infatti, Giovanni Paolo II – produce sempre frutti abbondanti”. Sir