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Venezuela: vescovi incontrano l’Alto Commissario Onu Bachelet, «ascoltiamo il clamore del nostro popolo»

Una delegazione della Conferenza episcopale venezuelana ha consegnato all'Alto commissario Onu per i diritti umani un'articolata lettera nella quale la Chiesa ribadisce la sua denuncia e la sua posizione rispetto alla grave crisi umanitaria, economica, politica e sociale nella quale si dibatte il Paese.

Una delegazione della Conferenza episcopale venezuelana (Cev), guidata dal segretario generale, mons. José Trinidad Fernández, vescovo ausiliare di Caracas, è stata ricevuta venerdì pomeriggio (ora locale) dall’Alto Commissario Onu per i diritti umani Michelle Bachelet, nell’ambito degli incontri che la rappresentante delle Nazioni Unite sta avendo nel corso della sua visita in Venezuela, che è terminata sabato, con una conferenza stampa della stessa Bachelet, la quale ha assicurato che del personale dell’Onu resterà nel Paese latinoamericano per monitorare la situazione. L’Alto Commissario si è detta molto colpita dagli incontri avuti e dalle testimonianze ascoltate.

Nell’occasione dell’incontro tra i vescovi e la Bachelet, la delegazione ha consegnato un’articolata lettera firmata dalla presidenza della Cev, nella quale la Chiesa ribadisce la sua denuncia e la sua posizione rispetto alla grave crisi umanitaria, economica, politica e sociale nella quale si dibatte il Paese. Crisi umanitaria denunciata, si legge nella lettera, «fin dal 2004». I vescovi affermano di essere «difensori della vita in tutti i suoi aspetti», e di «ascoltare il clamore del nostro popolo». Fanno presenti «la diaspora di massa e le nuove forme di schiavitù, tra cui la tratta delle persone, la prostituzione, la situazione alla frontiera». Parlano poi della denutrizione infantile, delle menzogne del regime della mancanza di carburante che in alcune zone della frontiera di protrae da giorni, della «crisi elettrica che coinvolge tutto il Venezuela, a eccezione di Caracas, per dare una parvenza di normalità a coloro che visitano il Paese; la mancanza d’acqua, che non arriva nelle case». Il triste e puntuale elenco prosegue con la denuncia dell’aumento dei suicidi, l’abbandono degli studi da parte di tanti ragazzi, la mancanza di alimenti e di trasporti e di medicinali, «le condizioni deprimenti nei quali versano i nostri ospedali». Ma anche la «perdita dello stato di diritto» e la violenza di Stato. Ancora, i vescovi parlano della «depredazione dell’ambiente» con lo sfruttamento delle materie prime e delle popolazioni indigene, a causa delle attività minerarie illegali».

«La nostra aspettativa è che le informazioni che riceve riflettano il volto reale di quanto sta accadendo in Venezuela e che questo permetta di trovare meccanismi per dare soluzioni ai problemi di fondo che affronta il nostro popolo. Per questo chiediamo la nomina di un gruppo che, in coordinamento con le diverse realtà del Paese, possa monitorare l’applicazione del rapporto e delle raccomandazioni che lei ci farà conoscere nel prossimo mese di luglio». 

Nella lettera i vescovi proseguono: «Chiediamo che nelle riunioni con il Governo sia possibile mettere sul tavolo temi importanti come il riconoscimento delle ong e i permessi necessari per formalizzare l’ingresso di aiuti per l’assistenza umanitaria. Chiediamo la liberazione dei prigionieri politici e l’eliminazione della pratica dei commissariati di polizia usati come centri penitenziari». La lettera inoltre pone il tema del ruolo delle forze di sicurezza e dei gruppi irregolari paramilitari, come i cosiddetti «colectivos», che «operano nell’assoluta impunità». Ancora si chiede alla Bachelet di intervenire per restituire «i diritti elettorali, politici ed economici della popolazione, permettendo ai venezuelani di vivere in libertà, dignità e progresso», e di promuovere elezioni «libere e trasparenti».

Ancora una volta la Chiesa venezuelana auspica «la riconciliazione» e una «via d’uscita pacifica» di fronte a questo conflitto, operando già fin d’ora in questo senso».