Mondo
Unhcr: oltre 70 milioni di persone in fuga. La metà dei rifugiati sono bambini
37.000 persone ogni giorno sono costrette a fuggire dalle proprie case. L'80% delle persone in fuga vive in Paesi confinanti, quindi a medio o basso reddito. E' la Turchia ad accogliere il numero più elevato di rifugiati (3,7 milioni), seguita da Pakistan e Uganda. Il 60% di tutti i rifugiati provengono da soli 5 Paesi: Siria, Afghanistan, Sud Sudan, Myanmar e Somalia.
E’ di nuovo record di persone in fuga nel mondo: sono state 70,8 milioni nel 2018, con un aumento di 2,3 milioni di persone rispetto all’anno precedente, il dato più alto degli ultimi 70 anni, pressoché raddoppiato rispetto a vent’anni fa. Di questi 25,9 milioni hanno lo status di rifugiati (500.000 in più del 2017), 41,3 milioni sono sfollati interni ai Paesi (soprattutto in Colombia e Siria), 3,5 milioni sono richiedenti asilo. L’80% delle persone in fuga vive in Paesi confinanti con i propri Paesi di origine, quindi prevalentemente nei Paesi a medio o basso reddito. E non nel primo mondo come si pensa. Per il quinto anno consecutivo è infatti la Turchia, con 3,7 milioni di persone ad accogliere il numero più elevato di rifugiati nel mondo, seguita dal Pakistan (1,4 milioni), dall’Uganda (1,2 milioni), dal Sudan (1,1 milione) e dalla Germania con 1 milione.
Complessivamente il 60% di tutti i rifugiati provengono da soli 5 Paesi: Siria (6,7 milioni), Afghanistan (2,7 milioni), Sud Sudan (2,3 milioni), Myanmar (1, 1 milione), Somalia (0,9 milioni). I nuovi sfollati nel 2018 sono stati 13,6 milioni, tra i quali oltre 10 milioni di sfollati all’interno del proprio Paese e 2,8 milioni nuovi rifugiati e richiedenti asilo. Il numero più elevato di domande d’asilo è stato presentato dai venezuelani: 341.800 a fronte di circa 4 milioni di persone che hanno lasciato il loro Paese a causa della grave crisi politica e umanitaria. Sono le principali cifre dei Global trends 2018, le tendenze globali delle migrazioni, presentate ieri a Roma dall’Alto commissariato per le Nazioni Unite per i rifugiati (Unhcr), alla vigilia della Giornata mondiale del rifugiato che si celebra oggi, 20 giugno, in tutto il mondo.
37.000 persone al giorno costrette a fuggire. 37.000 persone al giorno sono dunque costrette a fuggire dalle proprie case: il 16% dei rifugiati sono stati accolti in Paesi sviluppati ma un terzo della popolazione (6,7 milioni) si trovava nei Paesi meno sviluppati. Nel 2018 però anche 2,9 milioni di persone hanno fatto ritorno alla loro casa, anche se i reinsediamenti nei paesi terzi sono stati solamente 92.400. Tra i nuovi richiedenti asilo il numero più elevato è rappresentato dai venezuelani: 341.800. I paesi ad alto reddito accolgono solo 2,7 rifugiati ogni 1000 abitanti. I Paesi a reddito medio e medio basso accolgono 5,8 rifugiati ogni 1000 abitanti. I paesi più poveri accolgono un terzo di tutti i rifugiati su scala mondiale. Tra i rifugiati 62.600 hanno acquisito una nuova cittadinanza per naturalizzazione.
La metà dei rifugiati sono minori (+41%). La metà dei rifugiati sono minori, una percentuale in aumento rispetto al 41% del 2009. Di questi 138.600 sono minori soli, separati dalle famiglie e non accompagnati, che hanno presentato domanda di asilo individualmente.
5,5 milioni di rifugiati palestinesi. Tra i 25,9 milioni di rifugiati su scala mondiale, almeno 5,5 milioni sono palestinesi che ricadono sotto il mandato dell’Agenzia delle Nazioni Unite per il soccorso e l’occupazione dei rifugiati palestinesi nel Vicino Oriente (United Nations relief and works agency/Unrwa). «La crescita complessiva del numero di persone costrette alla fuga è continuata a una rapidità maggiore di quella con cui si trovano soluzioni in loro favore – ha spiegato Carlotta Sami, portavoce di Unhcr Italia -. La soluzione migliore è rappresentata dalla possibilità di fare ritorno nel proprio Paese volontariamente, in condizioni sicure e dignitose. Altre soluzioni prevedono l’integrazione nella comunità di accoglienza o il reinsediamento in un Paese terzo». Tuttavia, nel 2018 solo 92.400 rifugiati sono stati reinsediati, meno del 7% di quanti sono in attesa. Circa 593.800 rifugiati hanno potuto fare ritorno nel proprio Paese, mentre 62.600 hanno acquisito una nuova cittadinanza per naturalizzazione. La migrazione è un fenomeno prevalentemente urbano: è più probabile che un rifugiato viva in paese o in città (61%), piuttosto che in aree rurali o in un campo rifugiati.
Un terzo di tutti i rifugiati accolti dai Paesi poveri. Un dato eclatante è che i Paesi ad alto reddito accolgono mediamente 2,7 rifugiati ogni 1.000 abitanti; i Paesi a reddito medio e medio-basso ne accolgono in media 5,8 ogni 1.000 abitanti; i Paesi più poveri accolgono un terzo di tutti i rifugiati su scala mondiale. Il Paese dove il rapporto tra rifugiati e popolazione è maggiore è in Libano: 156 rifugiati ogni 1.000 abitanti. Un rifugiato ogni 6 libanesi. A seguire Giordania e Turchia. In Italia, dove vivono 130.000 rifugiati (non riempirebbero nemmeno il Circo Massimo), il rapporto è di 3 rifugiati ogni 1.000 abitanti.
L’Italia è anche al 10° posto nel mondo per nuove domande di asilo: 48.900, un numero dimezzato rispetto ad un anno prima, quando era al terzo posto dopo Stati Uniti e Germania. Ora i primi destinatari di richieste d’asilo sono Stati Uniti, Perù (dal Venezuela) e Germania. Quasi 4 rifugiati su 5 hanno vissuto da rifugiati almeno per cinque anni. Un rifugiato su 5 è rimasto in tale condizione per almeno 20 anni. «Sono cifre molto preoccupanti – ha detto Luigi Maria Vignali, del Ministero degli affari esteri -. Confermano una difficoltà maggiore ad accoglierli e a proteggerli». Vignali ha ricordato che l’Italia ha realizzato 700 evacuazioni umanitarie dalla Libia in un anno e mezzo e reinsediato 2.500 rifugiati negli ultimi anni. «I corridoi umanitari – ha detto – sono una eccellenza italiana, un partenariato tra società civile e istituzioni che ha successo. E’ ora il momento di pensare a corridoi umanitari europei».
Caritas, «governo faccia la sua parte». «I corridoi umanitari non possono essere l’unico strumento legale per entrare in Italia in modo legale e sicuro – ha obiettato durante la conferenza stampa Caterina Boca, dell’ufficio politiche migratorie e protezione internazionale di Caritas italiana -. Il governo italiano deve individuare politiche di governance per le persone che chiedono protezione e assistenza e avviare un processo che consenta di favorire gli ingressi in maniera legale. Le organizzazioni e gli enti del terzo settore non possono essere caricate, a proprie spese, di responsabilità che devono essere una prerogativa governativa. Il governo deve fare la sua parte, nel rispetto delle direttive internazionali e della Convenzione di Ginevra». Boca ha ricordato che dal settembre 2015 ad oggi (quando Papa Francesco lanciò l’appello ad accogliere i profughi a parrocchie e comunità), sono state portate in Italia 500 persone con i corridoi umanitari, principalmente dall’Etiopia. Si tratta di eritrei, somali, sud sudanesi in fuga da persecuzioni e conflitti, che vivevano da anni in campi profughi in condizioni di grande vulnerabilità.
La Campagna #IoAccolgo». Durante l’incontro Caritas italiana ha distribuito a tutti i presenti le coperte termiche usate per proteggere i migranti tratti in salvo, oggetto simbolico della campagna #IoAccolgo, lanciata la scorsa settimana avanti da 46 organizzazioni della società civile «per raccontare i tanti presidi sanitari, sociali, di legalità che già esistono, nonostante il fenomeno sia raccontato in maniera ostile». L’invito è a stendere sul proprio balcone una coperta termica. Domani e nei prossimi giorni, per la Giornata mondiale del rifugiato, sono previste in tutta Italia moltissime iniziative artistiche, culturali e gastronomiche, tra cui le giornate «Porte aperte» dei centri di accoglienza, per favorire l’incontro tra i rifugiati e le comunità. Info: www.unhcr.it/withrefugees