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Haiti: violenze e due vittime. Messaggio dei vescovi: «È l’ora di un radicale cambiamento, servono uomini nuovi»

Ancora violenze ad Haiti nelle proteste contro il presidente Jovenel Moise. Sulla situazione intervengono i vescovi con un documento che chiede un cambio di mentalità per superare la corruzione politica e una «situazione socioeconomica disastrosa».

Una «corruzione endemica», una «situazione socioeconomica catastrofica», una «situazione di instabilità politica macabra». Questa la durissima analisi della Conferenza episcopale haitiana sulla realtà del Paese, in un messaggio intitolato «L’ora di un necessario cambiamento di comportamento e di mentalità», mentre da mesi proseguono proteste contro il presidente Jovenel Moise e le violenze, nuovamente aggravatesi nelle ultime ore con il bilancio di almeno due vittime. Proprio negli ultimi giorni si sono moltiplicati gli appelli perché il presidente si dimetta, in seguito a un rapporto della locale Corte dei Conti sullo scandalo emerso nell’ambito del programma di sviluppo Petrocaribe, avviato dal Venezuela dell’allora presidente Hugo Chávez. «Ammiriamo – scrivono i vescovi, rivolgendosi al popolo haitiano – la vostra capacità di resistenza e pazienza di fronte alle prove e alle calamità che si sono abbattute sul nostro Paese ultimamente. Per quanto tempo sarà messo alla prova il vostro coraggio?». Nel messaggio si riflette che «la principale fonte del male che sta divorando il nostro Paese è l’eccessivo amore per il denaro». Un male da «sradicare».

Ecco, allora la corruzione che emerge, ultimamente, soprattutto dai documenti dello scandalo Petrocaribe. I vescovi spiegano di aver letto con attenzione quanto scritto dalla Corte dei Conti. Pagine che «lanciavano una luce cruda e sorprendente sulla grandezza e sulla gravità sconcertanti del male della corruzione nei suoi vari meccanismi politici e operativi». La corruzione è arrivata «al più alto livello della società»: essendo generalizzata diventa «un male endemico, un fango debordante, un fatto degradante, una rapina organizzata. Essa è diventata un’autentica piaga sociale che affligge le nostre istituzioni, rende malata la politica, minaccia la democrazia e la pace sociale e, quindi, compromette seriamente, sia eticamente sia economicamente, lo sviluppo del nostro Paese».

Il messaggio prosegue esprimendo l’auspicio che la relazione della Corte dei Conti non venga respinta e che si faccia il processo sullo scandalo Petrocaribe, come richiesto dal popolo «nella sua giusta ira», dato che «il denaro dilapidato in modo così spudorato e scandaloso doveva invece servire a migliorare le sue condizioni di vita, che si degradano costantemente ogni giorno di più».

Va deplorato «il male che paralizza sia la stabilità politica sia la vita socioeconomica di Haiti. Allo stesso tempo, condanniamo il fatto che il nostro Paese sia sistematicamente impoverito dalla sconcertante avidità di alcuni leader rapaci e inconsapevoli, che non tengono conto della situazione difficile delle persone in difficoltà. Tali leader non aiutano il progresso e lo sviluppo del Paese», scrivono ancor ai vescovi. Da qui l’indignazione, l’instabilità politica e la violenza che da tempo imperversa. 

Perciò, «questo non è il tempo del regolamento di conti, ma della responsabilità e del cambiamento, il vero e radicale cambiamento», poiché «il popolo haitiano è stanco di soffrire e di languire nella miseria. Chiediamo alla gente di distinguere chi veramente cerca il suo bene», tenendo in conto che perché le cose cambino «servono donne e uomini nuovi, per mentalità, coscienza professionale e competenza. Perciò, il nostro dovere di cittadini è di mettere gli attori politici di fronte alle loro responsabilità», anche riparando le ingiustizie commesse e senza sottrarsi alla giustizia.

I vescovi concludono esortando i fedeli a una preghiera speciale di adorazione, iniziata con la novena di Pentecoste, che si prolungherà fino alla Pentecoste del 2020.