Toscana

Esequie di Paolo Grossi, l’omelia del cardinale Betori

Ecco il testo integrakle dell’omelia dell’arcivescovo di Firenze:

Siamo qui ad accompagnare con la nostra preghiera l’incontro del prof. Paolo Grossi con il Signore, al termine della sua vita nel tempo mentre si compie il suo transito nell’eterno. Lo facciamo raccogliendo i sentimenti di tanti che in questo umano distacco sperimentano ancor più profondamente il dono che per ciascuno di noi, per questa città, per la nostra nazione e per il mondo tutto è stato l’illustre studioso, l’insigne e amato maestro, il retto servitore della cosa pubblica, l’uomo sensibile e pronto all’incontro. Ma Paolo Grossi ha anche alimentato questi e i tanti altri profili della sua straordinaria personalità con una fortissima fede cristiana, mai ostentata, ma profonda e convinta. Ed è alla luce di questa fede che a me spetta in questo momento illuminare il momento che stiamo vivendo, lasciandoci guidare dalla parola di Dio che è stata proclamata.

Essa impone di confrontarci anzitutto con il grido di Giobbe che, nell’abisso della sofferenza, quando il cielo sembra chiuso sopra di lui, apre uno squarcio di fede alla nostra mente e al nostro cuore, affermando che il Dio della vita, anche nel momento in cui tutto sembra perduto, non avrebbe potuto dimenticare la sua creatura e l’avrebbe riscattata da ogni perdizione. Il testo del sapiente pensa a un salvataggio dell’ultima ora, prima della tragedia della morte, ma la rilettura cristiana di questa pagina vi ha da sempre intravisto un’anticipata visione di quella salvezza oltre l’ultima ora che è il dono del Risorto, il vero “Redentore” “vivo”, il dono che egli fa a tutti coloro che si mettono alla sua sequela. Si riflette in questa visione la condizione umana nella sua esperienza essenziale, sempre esperienza del limite, della privazione, dell’oscurità, che trova nello sguardo di Cristo la risposta che illumina il tempo e rivela l’eternità. Sta qui la vera differenza cristiana, o meglio il suo sguardo oltre il visibile, che rende nuovo anche questo nostro difficile tempo, proiettato nel destino eterno della risurrezione.

Vedere le cose con la profondità dell’eterno, giudicare le fuggevoli cronache del tempo con lo spessore del “per sempre”: è questo lo sguardo del cristiano, lo sguardo che gli permette di comprendere cose che l’uomo non riesce da solo a cogliere, legato com’è alla vischiosità del mondo terreno e all’opacità del tempo transeunte. Questo sguardo profondo della fede ha permesso al prof. Grossi di imprimere alle sue ricerche uno spessore oltre la parcellizzazione dei saperi, per porre le conoscenze in una cornice capace di farne percepire un significato pieno. Sta qui la differenza tra un intellettuale e un saggio, tra un docente e un maestro, tra un funzionario dello Stato e un servitore del bene comune, testimone di verità e di veracità in grado di offrirci chiarezza e indicarci cammini sicuri.

In questa visione dell’umano in un orizzonte di trascendenza si inserisce il concetto di “inventio” applicato al diritto, realtà che si riceve e non si crea, e che nella nostra Costituzione fonda la priorità storica e logica della persona umana sullo Stato e del diritto sulla legge, nel quadro quindi di una idea fondamentale del diritto non frutto del potere politico o dello Stato, ma prodotto della capacità ordinante della società e della natura intrinsecamente relazionale dell’uomo.

Quando invece ci priviamo della proiezione dell’umano sull’ultimo e sul definitivo, come cristiani finiamo per confonderci con le agenzie solidali e con le panacee psicologiche, con le vaghe spiritualità senza meta e con le deviazioni ideologiche, con i pragmatismi senza principi e con le scelte senza progetto che intossicano la storia. Vale in particolare per gli uomini del pensiero, chiamati ogni giorno a pesare il valore e il senso degli avvenimenti, offrendone chiavi interpretative capaci di segnare il cammino della storia. Senza questa capacità di valutare si affastellano i fatti e si sconvolgono le gerarchie dei valori.

Pensarci per l’eternità è lo specifico cristiano, capace di farsi cultura e di offrire anche al progetto di un popolo un quadro di riferimenti ultimi, fondamento di una convivenza nella giustizia e nella pace, vale a dire il contributo che il pensiero giuridico elaborato nel mondo cattolico, da La Pira a Moro a Dossetti e a tanti altri, ha donato alla nostra Costituzione e che cattolici come Paolo Grossi hanno continuato ad interpretare in coerenza.