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Libia: Unhcr, «trasferire 1.500 rifugiati detenuti nei centri, è questione di vita o di morte»
Alla luce del drastico peggioramento delle condizioni di sicurezza nella capitale libica Tripoli, l'Unhcr, l'Agenzia delle Nazioni Unite per i Rifugiati, ha chiesto con urgenza «il rilascio immediato di rifugiati e migranti dai luoghi di detenzione» poiché molti di questi centri si trovano in aree teatro di scontri continui.
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In seguito all’inasprirsi del conflitto in Libia all’inizio di aprile, oltre 9.500 persone sono state costrette alla fuga. L’Unhcr stima «oltre 1.500 rifugiati e migranti bloccati in centri di detenzione che si trovano in aree interessate dalle ostilità». «Queste persone sono in una situazione di grande vulnerabilità e pericolo. Sono fuggite da conflitti o persecuzioni nei propri Paesi solo per ritrovarsi intrappolate in nuovi scontri. È necessario metterli in salvo con urgenza. Per intenderci, è una questione di vita o di morte», ha dichiarato Filippo Grandi, Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Rifugiati.
Fra i centri di detenzione che si trovano in prossimità degli scontri vi sono quelli di Ain Zara, Qasr Bin Ghasheer e Abu Sleim, tutti a sud di Tripoli. Fino al 12 aprile, l’Unhcr aveva potuto effettuare il trasferimento di soli 150 rifugiati vulnerabili dal Centro di detenzione di Ain Zara perché «ostacolati dall’impossibilità di accedervi e da problemi di sicurezza». Gli scontri stanno ostacolando gli spostamenti mentre l’instabilità delle condizioni di sicurezza comporta sia la difficoltà di accedere alle strutture interessate dal conflitto per mettere in salvo i rifugiati, sia quella di organizzarne il trasferimento in aree più sicure.
Quale ultima misura salva-vita, non avendo ottenuto il rilascio dei detenuti, l’Unchr, insieme ai propri partner, giovedì scorso ha tentato di ricollocare tutti i 728 rifugiati e migranti detenuti nella struttura di Qasr Bin Ghasheer al centro di detenzione di Zintan, lontano dal conflitto. L’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati rivolge un appello alla comunità internazionale affinché solleciti tutte le parti coinvolte nel conflitto «a conformarsi agli obblighi di diritto internazionale e sostenga le misure necessarie a porre fine alla detenzione, promuovendo, allo stesso tempo, soluzioni per la popolazione vittima del conflitto in Libia, fra le quali corridoi umanitari per evacuare i più vulnerabili fuori dal Paese».