Toscana

Firenze, inaugurata la piazzetta intitolata al card. Benelli. Accolta dal Comune l’idea di Toscana Oggi

A lanciare l’idea fu, sulle pagine dell’edizione fiorentina, il direttore di Toscana Oggi Domenico Mugnaini. Era il 12 maggio scorso, centenario della nascita di Benelli. “Firenze potrebbe ricordarlo dedicandogli un luogo”, era il titolo del corsivo che fu pubblicato sulle pagine dell’Osservatore Toscano. Una proposta accolta dal comune di Firenze e divenuta realtà proprio oggi, nel 39° anniversario della morte dell’arcivescovo fiorentino.

Presenti all’inaugurazione l’assessore alla Toponomastica del comune di Firenze Alessandro Martini, i cardinali Giuseppe Betori e Ernest Simoni, il direttore di Toscana Oggi, Domenico Mugnaini, il direttore dell’Ufficio comunicazioni sociali dell’Arcidiocesi Antonio Lovascio e tanti sacerdoti e laici, che hanno conosciuto in prima persona il cardinale Benelli vivendo a Firenze gli anni del suo episcopato.

Di seguito pubblichiamo il testo dell’intervento tenuto dall’arcivescovo Giuseppe Betori

Perché una città, nel nostro caso Firenze, deve ritenere di dover fare memoria di un arcivescovo dedicandogli uno spazio cittadino?

Ritengo questo gesto giusto e perfino doveroso, in considerazione della stretta connessione tra la vita della Chiesa e quella della società, per cui quanti tra i pastori hanno portato particolari benefici alla vita ecclesiale, si deve ritenere che ciò abbia avuto un riflesso sul bene della città stessa. E quanto il card. Giovanni Benelli abbia meritato per l’impulso dato alla vita ecclesiale è ancora vivo nella memoria di tutti. Basti ricordare la sua Visita Pastorale, improntata a quello stile sinodale di “Chiesa in uscita” vicina ai più fragili ed aperta al dialogo con i lontani, tanto raccomandato da Papa Francesco.

Ma, come ogni buon pastore, il card. Benelli ebbe altrettanto a cuore le sorti della città, verso la quale fece scelte e promosse iniziative che toccarono problemi vivi della società del tempo. Faccio memoria anzitutto degli interventi sulle emergenze del lavoro e della casa, per le quali non si limitò a rivolgere appelli alle istituzioni, agli imprenditori ed alle proprietà immobiliari, ma, per risolvere il problema delle giovani coppie, diede l’esempio riducendo perfino gli spazi a disposizione delle associazioni cattoliche per offrirli agli sfrattati.

Non meno incisivo è stato il suo rapporto con il mondo delle fabbriche, visitandole e non facendo mancare nelle crisi aiuti concreti da parte della Chiesa fiorentina. Un caso particolarmente rilevante fu quello delle Officine Galileo, quando, per evitare la chiusura dello stabilimento e salvare 1500 posti di lavoro, l’arcivescovo intervenne in prima persona sulla proprietà, sulla Regione e sul Governo. Non minore fu la sua preoccupazione per il mondo giovanile, il cui disagio cominciava in quei tempi a manifestarsi nella diffusione delle tossicodipendenze, a cui il cardinale rispose sollecitando e sostenendo don Giacomo Stinghi nel dare vita al Centro di Solidarietà, e poi Zaira Conti nel Progetto Villa Lorenzi. Sul fronte della carità e della solidarietà l’arcivescovo non mancò di impegnarsi per la sopravvivenza delle Misericordie d’Italia, tesoro di fraternità, e favorì nuove presenze ed esperienze di apostolato sociale: tra queste la “casa” di Madre Teresa di Calcutta e delle sue Missionarie della Carità, impegnandosi concretamente nella difesa della vita nascente. A lui, insieme a Chiara Lubich, si deve poi la nascita del Centro Internazionale Studenti Giorgio La Pira, per l’accoglienza di giovani universitari provenienti dai paesi del terzo mondo. L’attenzione ai popoli segnati da guerre e carestie trovò espressione anche nell’impulso che il card. Benelli diede all’accoglienza di cambogiani e vietnamiti.

Non mancano perciò i motivi per cui questa città deve un particolare ricordo per quanto le è stato donato dall’operosa azione di questo grande pastore.

Oggi lo facciamo e ne sono particolarmente grato all’Amministrazione comunale.

Giuseppe card. Betori,

arcivescovo di Firenze