Toscana

Caso don Spagnesi, la parrocchia pratese sporge querela. Il Vescovo vieta al sacerdote la celebrazione della Messa

Nella serata di mercoledì 29 settembre, il Vescovo mons. Giovanni Nerbini, insieme al vicario generale don Daniele Scaccini, nominato amministratore della Parrocchia dell’Annunciazione alla Castellina, su sua richiesta, ha incontrato, nei locali parrocchiali, il consiglio pastorale ed il consiglio per gli affari economici della stessa parrocchia riuniti congiuntamente.

Mons. Nerbini ha fatto presente che, spiega una nota della diocesi, “a seguito delle indagini svolte dalla procura è emerso il grave danno sia materiale che economico per la parrocchia causato dall’ex parroco don Francesco Spagnesi, a fronte del quale, considerato anche lo smarrimento di tanti fedeli, si è reso necessario un intervento che salvaguardasse la verità e la giustizia, come aveva già sostenuto nell’omelia pronunciata nella chiesa parrocchiale domenica 19 settembre, attraverso una querela per il reato di appropriazione indebita, presentata presso la Procura di Prato“.

È un atto dovuto – continua la nota – che vuole fugare oltretutto il sospetto che si possa impunemente infrangere elementari regole di comportamento e salvaguardare l’immagine del sacerdozio stesso.

Ha anche spiegato che “questo provvedimento non è disgiunto dal dovere della carità che il Vangelo ci chiede sempre verso chiunque e che questo non vuole disconoscere l’impegno pastorale che tanti parrocchiani riconoscono ancora oggi al loro ex-parroco”. Su questi due aspetti si è registrato un consenso unanime di tutti i presenti.

Intanto il Vescovo ha firmato il decreto canonico per le censure previste a carico del sacerdote, a cui vengono interdette la celebrazione della Messa e degli altri Sacramenti.

La parrocchia dell’Annunciazione alla Castellina ha inoltre provveduto alla verifica degli ammanchi dai conti negli anni 2019-2021, sulla base dell’ipotesi di reato contestata dalla Procura della Repubblica di Prato all’ex parroco don Francesco Spagnesi.

Si tratta di prelievi effettuati dal conto corrente bancario che, in quanto legale rappresentante, erano nella piena disponibilità dell’allora parroco. Nel conto corrente confluivano, come per ogni altra parrocchia, le offerte dei fedeli – comprese quelle raccolte durante le Messe – e eventuali donazioni; nel 2020, per esempio, vi sono state registrate anche due entrate straordinarie, pari a 266.686,00 euro, legate alla vendita di due appartamenti ricevuti dalla parrocchia in eredità.

La quantificazione dei presunti ammanchi imputabili all’ex parroco è stata effettuata tenendo conto dei bilanci e dei giustificativi esistenti. “Si tratta di una stima verosimile – spiega il comunicato della diocesi -nella quale, però, potrebbero comunque rientrare prelievi legittimi, finalizzati effettivamente alle necessità caritative della comunità.

Di seguito la ricostruzione, anno per anno.

Anno 2019: ammanchi presunti tra 5.000,00 e 10.000,00 euro

Anno 2020: ammanchi presunti tra 80.000,00 e 90.000,00 euro

Anno 2021: ammanchi presunti tra 45.000,00 e 50.000,00 euro

Totale presunto: tra 130.00,00 e 150.00,00 euro