Prato

Pasqua: il messaggio del vescovo Giovanni Nerbini ai pratesi

“Tutti, singoli e sistemi abbiamo e dobbiamo esercitare alla ricerca del bene comune universale”

monsignor Giovanni Nerbini, vescovo di Prato

In queste settimane, conseguentemente alle decisioni del presidente degli Stati Uniti sui «dazi», si è diffusa una grande incertezza e preoccupazione che non investe soltanto i mercati mondiali, ma anche i singoli cittadini allarmati dalle possibili conseguenze economiche e dalla marcata tensione tra gli stati che aumenta il pericolo di conflitti sempre più ad alto rischio. In questo panorama si è levata la voce nuova degli economisti della «new economy of Francesco» che senza allarmismi, ma con chiarezza, hanno elaborato una analisi lucida della situazione attuale evidenziando le criticità ma soprattutto avanzando sei proposte interessanti. L’assunto di fondo è che il mondo è davvero cambiato e che la vecchia logica che dominava i rapporti tra gli stati sintetizzata in una frase di Tucidide, storico ateniese del V e IV secolo prima di Cristo: «I forti fanno ciò che possono e i deboli soffrono ciò che devono» non è più possibile.

Si parla piuttosto di una «responsabilità» che tutti, singoli e sistemi abbiamo e dobbiamo esercitare alla ricerca del bene comune universale. Non sono chiacchiere, ma proposte serie che interpellano tutti. Ancora una volta siamo chiamati a reagire positivamente ad una «crisi» (ricordiamo che il termine esprime anche nuove opportunità di vita) che è soltanto diversa da quella da poco superata e che pone un interrogativo aperto ed incerto: «Sapremo attivarci e svolgere ciascuno il proprio compito?». Se ripenso all’epidemia da Covid rimango molto perplesso. Cosa è rimasto dei bellissimi slogan di allora? «non ci si salva da soli!», «Ce la faremo insieme!»… La liturgia cattolica del giovedì santo, primo giorno del triduo pasquale, ripresenta ogni anno un gesto di straordinario valore: la lavanda dei piedi compiuta da Gesù nei confronti dei discepoli. Per un credente è un gesto di forte impatto ed efficacia che ricorda come ci si pone di fronte agli altri. Ma ha una forte valenza «laica» perché, in chiave simbolica, richiama un dato presente nell’esperienza di ciascuno. È il criterio che governa la vita famigliare nella quale ciascuno contribuisce per quello che può al bene comune e tutti insieme ci si prende cura del più piccolo e del più debole.

La Pasqua è Gesù che ci mostra e dona il bene insuperabile della vita nuova e dell’amore di Dio, ma ci richiama anche ad un ruolo attivo di partecipazione convinta e appunto responsabile. E lo Spirito che ci è dato ci rende capaci di nuove logiche. La società ci invita ad essere soltanto consumatori insaziabili; la nostra appartenenza al genere umano ci domanda piuttosto di essere amministratori intelligenti ed entusiasti dei beni comuni a tutti. E se la fragilità dell’uomo a volte si è concentrata nella distruzione e nella dilapidazione dei beni e delle risorse umani e naturali, l’appello di Dio ci spinge ad aprirci ad una possibile risurrezione. Lui è vivo in mezzo a noi. Non c’è errore che non possa essere corretto, morte che non possa aprirsi alla vita. Mi pare importante allora ricordare quanto scrive Papa Francesco: «Cristo vive. Egli è la nostra speranza e la più bella giovinezza di questo mondo. Tutto ciò che Lui tocca diventa giovane, diventa nuovo, si riempie di vita. Lui è in te, Lui è con te e non se ne va mai. Per quanto tu ti possa allontanare, accanto a te c’è il Risorto, che ti chiama e ti aspetta per ricominciare. Quando ti senti vecchio per la tristezza, i rancori, le paure, i dubbi, i fallimenti, Lui sarà lì per ridarti la forza e la speranza». Il mio augurio è questo. Che ci lasciamo toccare e rinnovare dal Risorto perché sappiamo rinnovare la nostra terra e la nostra storia.

+ Giovanni Nerbini Vescovo di Prato