Papa Francesco
Giubileo ammalati: Papa, “condivido molto con voi”
Il Pontefice nell’omelia ha ricordato il suo difficile momento

“La malattia è una delle prove più difficili e dure della vita, in cui tocchiamo con mano quanto siamo fragili”. Lo scrive il Papa, nel testo preparato per l’omelia della messa in piazza San Pietro per il Giubileo degli ammalati, letto da mons. Rino Fisichella, pro-prefetto del Dicastero per l’evangelizzazione, che ha presieduto la celebrazione eucaristica. “Anche in questi momenti, Dio non ci lascia soli e, se ci abbandoniamo a lui, proprio là dove le nostre forze vengono meno, possiamo sperimentare la consolazione della sua presenza”, assicura il Papa: “Perciò a Lui possiamo dire e affidare il nostro dolore, sicuri di trovare compassione, vicinanza e tenerezza”. “Permettete che la presenza dei malati entri come un dono nella vostra esistenza, per guarire il vostro cuore, purificandolo da tutto ciò che non è carità e riscaldandolo con il fuoco ardente e dolce della compassione”, le parole rivolte ai medici. “Con voi, poi, carissimi fratelli e sorelle malati, in questo momento della mia vita condivido molto: l’esperienza dell’infermità, di sentirci deboli, di dipendere dagli altri in tante cose, di aver bisogno di sostegno”, quelle indirizzate ai malati: “Non è sempre facile, però è una scuola in cui impariamo ogni giorno ad amare e a lasciarci amare, senza pretendere e senza respingere, senza rimpiangere e senza disperare, grati a Dio e ai fratelli per il bene che riceviamo, abbandonati e fiduciosi per quello che ancora deve venire”. Per il Papa, “la camera dell’ospedale e il letto dell’infermità possono essere luoghi in cui sentire la voce del Signore. Benedetto XVI – che ci ha dato una bellissima testimonianza di serenità nel tempo della sua malattia – ha scritto che ‘la misura dell’umanità si determina essenzialmente nel rapporto con la sofferenza’ e che ‘una società che non riesce ad accettare i sofferenti è una società crudele e disumana’. È vero: affrontare insieme la sofferenza ci rende più umani e condividere il dolore è una tappa importante di ogni cammino di santità”. “Non releghiamo chi è fragile lontano dalla nostra vita, come purtroppo oggi a volte fa un certo tipo di mentalità, non ostracizziamo il dolore dai nostri ambienti”, l’invito finale del testo: “Facciamone piuttosto un’occasione per crescere insieme, per coltivare la speranza grazie all’amore che per primo Dio ha riversato nei nostri cuori e che, al di là di tutto, è ciò che rimane per sempre”.