Cultura & Società

Università, Mons. Baturi: “L’educazione dei giovani è il più potente fattore di trasformazione del mondo”

Speranza, educazione, impegno, responsabilità, cammino sinodale, sogni, attese, senza nascondersi il disagio e le difficoltà di molti studenti. Di tutto questo si è parlato all'appuntamento nazionale di pastorale universitaria (6-8 marzo) a Cagliari

“Università, laboratorio di speranza”. Si ispira all’augurio di Papa Francesco, durante l’incontro con il mondo universitario e della cultura a Budapest, il 30 aprile 2023, il tema del convegno nazionale di pastorale universitaria che si è svolto dal 6 all’8 marzo a Cagliari. A promuoverlo l’Ufficio nazionale per l’educazione, la scuola e l’università e il Servizio nazionale per la pastorale giovanile della Cei. Obiettivo, camminare insieme verso un futuro di fiducia e impegno.

(Foto Uff. educazione Cei)

“Viviamo in un mondo buio e abbiamo bisogno di persone di speranza, capaci di inserire la loro competenza acquisita all’università all’interno di un quadro di cambiamento”, ha detto mons. Giuseppe Baturi, arcivescovo di Cagliari e segretario generale della Cei. Secondo il presule, “c’è un paradigma educativo da cambiare per poter trasformare il mondo, ma la fede ci dice che il mondo può cambiare. Ce lo dice la resurrezione, ce lo dice la speranza nella vita eterna”. In questa prospettiva

“l’educazione dei giovani, che avviene soprattutto nell’università ed è molto cara alla Chiesa, è il più potente fattore di trasformazione del mondo”.

“Il tema università laboratorio di speranza non è solo un aggancio con il Giubileo, ma risponde anche ad una sollecitazione di Papa Francesco”, dice al Sir Ernesto Diaco, direttore dell’Ufficio Cei per l’educazione, la scuola e l’università, stilando un bilancio dell’evento. “L’università è il luogo in cui ci si prepara ad affrontare le grandi sfide nel mondo;

speranza quindi come impegno di responsabilità ma anche fraternità perché si tratta di responsabilità verso il prossimo, la società, il pianeta.

Non solo collaborazione, ma fraternità. Laboratorio di speranza vuol dire laboratorio di nuovi modelli etici, economici, politici e sociali. Negli interventi degli esperti e di rettori, docenti, cappellani, studenti, e nei lavori di gruppo è risuonato forte il tema dell’università come comunità: anzitutto comunità di studio ma anche di vita, pensiero, azione e relazioni”. Comunità che è anche “un  mettere al servizio degli altri le proprie competenze e, perché no, anche i propri sogni”.

Il termine “sogno” è risuonato spesso, in particolare con riferimento alle attese, e talvolta anche alle difficoltà, degli studenti perché se l’università è chiamata ad essere un laboratorio di speranza è spesso anche un luogo in cui, prosegue Diaco, “emergono tracce di disperazione, o comunque di visioni negative,  e forti insicurezze. Senza arrivare a parlare dei suicidi, il disagio in università è ben presente. Diversi studenti hanno affermato di percepire l’ambiente accademico molto competitivo e spersonalizzante”. E poi, per i fuori sede, si aggiungono le difficoltà relative all’alloggio e all’inserimento in una città nuova, non sempre facile. Preoccupa inoltre il tasso di abbandoni: nei nostri atenei abbiamo quasi due milioni di iscritti ma, secondo un’analisi di Unimpresa, i tassi di abbandono universitario variano dal 15% medio nel Sud al 9,6% nell’area del Nord-Est. Un fenomeno che, per il direttore dell’Ufficio Cei, evidenzia “un problema di orientamento, sia iniziale, in ingresso, sia durante gli anni di studio”.

(Foto Uff. educazione Cei)

“Un altro aspetto importante del convegno è stato l’attenzione della Chiesa nei confronti dell’università come istituzione fatta di giovani ma anche di adulti”. Del resto, la pastorale universitaria non è un’isola all’interno della pastorale bensì un “luogo strategico” per l’azione educativa e culturale della Chiesa. Ecco perché a Cagliari si è parlato anche del cammino sinodale tentando di cogliere le provocazioni che ne derivano per il mondo della pastorale universitaria. Al riguardo mons. Antonello Mura, vescovo di Nuoro e Lanusei, membro del Sinodo dei vescovi e vicepresidente del Comitato nazionale per il cammino sinodale in Italia, ha indicato alcune proposte: “Interagire, anche attraverso le Facoltà teologiche, gli Istituti di scienze religiose, le università, il mondo della scuola, per promuovere l’approfondimento e la riflessione comune per progettate azioni sinergiche”; offrire ai giovani “occasioni sistematiche di incontro e ascolto”; creare spazi di partecipazione e corresponsabilità alla vita delle parrocchie e delle diocesi per

“garantire ai giovani la presenza negli organismi di partecipazione e la possibilità di esercitare una ministerialità a servizio della Chiesa e nei contesti di vita quotidiana”.

I giovani, riprende Diaco, “hanno un grande bisogno di essere ascoltati, di avere qualcuno che li possa comprendere e orientare, ma hanno bisogno anche di condividere le loro ricerche in senso universitario ma, soprattutto, in senso personale come esperienze di vita e del loro cammino di fede”. Per questa ragione, “non ci siamo vergognati di usare la parola educazione. Si pensa che l’educazione riguardi solo i bambini; in realtà anche gli adulti hanno bisogno di educazione, e a maggior ragione i giovani che in questi anni compiono le scelte decisive per la loro vita”. Insomma, “possiamo parlare di una vera e propria missione educativa dell’università”. In questo orizzonte speranza fa anche rima con fiducia nei giovani: “Dai loro incontri e dalle loro riflessioni emergono idee, proposte e prospettive che a volte rischiano di essere frustrate o messe ai margini, mentre hanno molto da insegnare a tutti noi”.

(Foto Uff. educazione Cei)

“A Cagliari – spiega don Riccardo Pincerato, direttore della Pastorale giovanile -. abbiamo provato a cogliere gli elementi per i quali l’università possa essere laboratorio di speranza. Ancor più come possa esserlo la comunità cristiana”. Comunità universitaria e comunità cristiana “hanno dei punti in comune”: su questi “possiamo lavorare insieme per accompagnare il giovane” che sta dedicando “passione, intelletto, energie all’università per formarsi” e per “scoprire la propria vocazione”. Università e comunità cristiana possono essere “un laboratorio di speranza” e

“camminare insieme per aiutare il ragazzo ad essere sempre più discepolo e apostolo di Cristo”.

Quali le iniziative in cantiere per il Giubileo? “Non abbiamo un programma di lavoro vero e proprio – conclude Diaco – però questo tema della speranza legata all’università vogliamo continuare a declinarlo in termini culturali chiedendoci come la speranza si possa esprimere nelle diverse aree del sapere e nei diversi soggetti sociali”.