Montepulciano - Chiusi - Pienza
Diocesi di Siena e Montepulciano, presentati i nuovi organigrammi
Tra le novità le "figure ponte" con un unico moderatore di Curia, unico direttore Caritas, unico direttore "Missio" e un'unica equipe per le vocazioni

Dopo un lungo e attento lavoro di riorganizzazione e di valutazione sono stati presentati i nuovi organigrammi delle due Curie diocesane a seguito dell’unione in persona episcopi, nella persona del Card. Augusto Paolo Lojudice, dell’Arcidiocesi di Siena- Colle di Val D’Elsa-Montalcino e di Montepulciano-Chiusi-Pienza.
L’espressione è in latino e significa “unione nella persona del vescovo”, ed è usata per dire l’unione di due o più diocesi che, lasciando inalterate le singole strutture amministrative e giuridiche, vengono servite da un unico vescovo che darà un indirizzo pastorale ad entrambe. In Italia sono 43 le diocesi unite in persona episcopi, in Toscana sono 6.
“Nella nuova struttura di curie vescovili che definirei “a specchio” – spiega Mons. Roberto Malpelo, moderatore delle due curie diocesane e artefice di questa riorganizzazione – sono tre i grandi ambiti: formazione, annuncio e celebrazione della fede; l’altro è servizi generali; il terzo quello dell’area della testimonianza della vita cristiana. Punto di riferimento per tali aree ci saranno il vicario generale o i vicari episcopali, che coordineranno i poli ai quali afferiscono uffici e servizi. Sinodalità, missionarietà e servizio sono i riferimenti sui quali camminare”.
“Nel nuovo assetto – aggiunge Mons. Malpelo – ci sono già quattro uffici che fanno da ponte tra le due diocesi: il mio, come moderatore delle due curie, quelli del coordinatore delle aree della testimonianza, la pastorale Missionaria con un unico responsabile, Don Gianfranco Poddighe, le Caritas diocesane anche qui con un unico direttore, Don Vittorio Giglio, e la Pastorale vocazionale che vede impegnati sacerdoti, suore e laici di entrambe le diocesi. Questo è solo l’inizio di collaborazione e di condivisione con nuove esperienze comuni. Le nomine sono ad experimentum per tre anni, trascorsi i quali il nostro Vescovo potrà limare l’organigramma”.
“La mia idea di base – spiega il card. Lojudice – è fare in modo che sempre di più <> sia l’occasione per stimolare il confronto tra le diversità, lavorare insieme e mettere in rete le capacità e le nuove potenzialità. In Italia il nostro è uno dei primi tentativi di riforma delle due curie che si possano guardare a specchio per fare in modo che alcuni servizi si possano essere condivisi o possano supplire eventuali mancanza strutturali”.
“E’ un periodo di grandi cambiamenti – aggiunge il cardinale – e lo Spirito Santo ci aiuta a condividere percorsi e strategie pastorali. Questo non significa appiattire ed omologare, ma valorizzare la storia di ogni diocesi. Occorre sempre più imparare a lavorare insieme grazie ad una pastorale aperta e missionaria in un’ottica di servizio superando i confini. Questi sono gli elementi principali su cui si basa la riforma che il Papa ha applicato ai dicasteri della curia della S. Sede e al Vicariato di Roma. Tre le parole fondamentali: sinodalità, missionarietà e servizio con linguaggi e metodi nuovi. Elementi che devono essere compresi nelle riforme anche delle curie e nelle diocesi. Chiaramente ogni riforma, piccola o grande avrà il suo percorso positivo rispetto alla cordiale collaborazione di tutti!”.