Firenze

Crollo via Mariti: commemorazione e targa ricordo 5 vittime

Una cerimonia silenziosa e una targa con i nomi delle cinque vittime per ricordare, a un anno esatto dalla tragedia, gli operai morti nel crollo del cantiere Esselunga in via Mariti a Firenze, il 16 febbraio 2024. Presente l’iman e messaggio dell’arcivescovo

targa per morti in cantiere via Mariti (Uff. Stampa Comune)

Un lungo applauso ha salutato il ricordo dei lavoratori morti, Luigi Coclite, Mohamed El Ferhane, Bouzekri Rahimi e Mohamed Toukabri e Taoufik Haidar: i loro nomi sono da oggi incisi in una targa che ricorda quanto successo scoperta stamani dalla sindaca Sara Funaro.

Un corteo silenzioso ha poi sfilato in processione accanto al cantiere dov’è stata deposta una corona di alloro e si è tenuto un momento di preghiera con l’intervenuto dell’imam di Firenze Izzedin Elzir e dove è stato letto un messaggio dell’arcivescovo Gherardo Gambelli.  “Siamo uniti in questa celebrazione ad un anno dall’incidente avvenuto nel cantiere di via Mariti, a poca distanza da questa parrocchia, dove hanno perso la vita cinque nostri fratelli Mohammed, Luigi, Taoufik, Mohamed e Bouzekri. Il tempo non ha cancellato la memoria di quanto tristemente e ingiustamente accaduto e il nostro cuore è sempre addolorato per queste persone che non ci sono più, per i loro familiari e per i loro cari che soffrono la loro assenza, per la mancanza del loro affetto”, ha scritto l’arcivescovo.

“Li ricordiamo tutti oggi nella nostra preghiera e chiediamo aiuto al Signore per alzare gli occhi dopo questa tragedia e aprirci ad un orizzonte di speranza. La speranza per noi cristiani è fondata su Gesù che ha vinto la morte per sempre, la fede ci conforta nel fatto che questi nostri fratelli non sono scomparsi nel nulla, ma sono nelle mani buone di Dio che ha sofferto, ci è vicino, piange con noi e non ci abbandona mai, soprattutto nei momenti più difficili  – ha aggiunto Gambelli -. La speranza risiede poi nella nostra umanità, nel voler costruire un mondo più giusto dove il lavoro, elemento importante per la dignità della persona, per il sostentamento della famiglia, ma anche per una piena cittadinanza e inclusione sociale, sia assicurato e sicuro. Invece purtroppo si continua a morire lavorando ed è inaccettabile perché la vita è un bene assoluto. Le vittime che ogni volta piangiamo sono un peso insopportabile per la coscienza di tutti, mentre la sicurezza deve rappresentare un dovere a cui corrisponde un diritto inalienabile della persona. Si deve perciò operare ancora di più per diffondere una giusta cultura della sicurezza tramite lo sforzo di tutti: istituzioni, aziende, sindacati, lavoratori. Insieme alla preghiera, in attesa che la giustizia terrena faccia il suo corso, e che comunque non potrà mai restituire all’affetto dei loro familiari queste persone, oggi il modo migliore per ricordare Mohammed, Luigi, Taoufik, Mohamed e Bouzekri, e tutte le vittime degli incidenti sul lavoro, è quello di un maggiore impegno e un’assunzione di responsabilità collettiva perché a ogni livello, nella legislazione, nell’organizzazione del lavoro, nell’accuratezza dei controlli sia garantita la sicurezza, e la vita delle persone sia sempre rispettata sopra ogni altro interesse”, ha concluso Gambelli nel messaggio letto dal vicario generale Monsignor Giancarlo Corti, presente alla cerimonia.