Sanità
Suicidio assistito, oggi il voto in Consiglio regionale
La Toscana potrebbe essere la prima regione in Italia a legiferare su questa materia

Dopo il dibattito aperto ieri in Consiglio regionale, è atteso per oggi il sì definitivo sulla legge regionale sul suicidio assistito che farà della Toscana la prima regione in Italia a legiferare su questa materia.
Una legge che nel corso del dibattito ha cambiato aspetto in alcuni punti fondamentali, a partire dal titolo. Non si chiama più “Procedure e tempi per l’assistenza sanitaria regionale al suicidio medicalmente assistito”, come recitava la proposta presentata dall’associazione Luca Coscioni (la stessa già bocciata in altre regioni italiane). Se saranno approvati gli emendamenti proposti in Commissione sanità, il titolo sarà più asettico: “Modalità organizzative per l’attuazione delle sentenze della Corte costituzionale 242/2019 e 135/2024”. Un nome che cerca di depotenziare l’impatto ideologico.
Entrando nel merito, la legge chiede l’istituzione di una Commissione multidisciplinare che esamini le richieste (medico palliativista, psichiatra, anestesista, psicologo e medico legale oltre al medico specialista per la patologia della persona richiedente). Tra i cambiamenti più significativi rispetto alla proposta originaria, che potrebbero essere apportati con gli emendamenti di maggioranza, l’inserimento di un comma che recita così: «La Commissione verifica in via preliminare che il richiedente abbia ricevuto una informazione chiara e adeguata sulla possibilità di accedere ad un percorso di cure palliative». Altre precisazioni vengono fatte sulle modalità di attuazione che «devono essere tali da evitare abusi in danno delle persone vulnerabili». Viene anche previsto che l’assistenza sia prestata dal personale sanitario «su base volontaria»: una formula che lascia aperta la porta all’obiezione di coscienza. Il suicidio medicalmente assistito verrà effettuato in forma gratuita: è stata inserita una norma finanziaria che prevede per la Regione una spesa di 10 mila euro l’anno per tre anni. Fondi che verranno presi dagli stanziamenti per «Diritti sociali, politiche sociali e famiglia» alla voce «Interventi per la disabilità».
La Conferenza episcopale toscana in una nota nei giorni scorsi aveva scritto: «Siamo consapevoli che questa proposta di legge assume per molti un valore simbolico, nel senso che si chiede alla Regione Toscana di ‘forzare’ la lentezza della macchina politica statale ». Parole cui sono seguite in questi giorni prese di posizione di varie associazioni del mondo cattolico, e riecheggiate ieri da don Massimo Angelelli, direttore dell’Ufficio per la Pastorale della salute della Cei: «i vescovi della Toscana hanno parlato in maniera chiara. Non è immaginabile che un sistema che nasce per dare cura e per dare sollievo alle persone possa offrire percorsi di morte. Riteniamo che non sia nelle corde del Servizio sanitario nazionale. Nel rispetto di ognuno, certo, va anche riconosciuto che nell’ordinamento italiano non esiste il diritto alla morte. Noi immaginiamo la giustizia come una bilancia: dove c’è un diritto, dall’altra parte c’è un dovere. Se c’è un diritto alla morte, qualcuno ha un dovere di procurarmi la morte. Questo non è accettabile».
Tra i consiglieri del PD, l’unica che ha confermato la sua non partecipazione al voto è Lucia De Robertis. A favore della legge invece i consiglieri 5Stelle. Annunciato anche il voto favorevole di Italia Viva, previa l’approvazione di un Ordine del giorno sull’incremento delle cure palliative, e di alcuni consiglieri del Pd di area cattolica, come Giachi e Pieroni. Bocciata la pregiudiziale di incostituzionalità chiesta da Marco Stella (Forza Italia), la legge va quindi verso l’approvazione. Tra le file dell’opposizione si è espresso molto duramente Giovanni Galli, ex portiere della nazionale, consigliere della Lega: per lui la legge è «un manifesto ideologico» che alimenta la cultura dello scarto e fa diventare la Toscana «una regione laicista e individualista». «Chi vede nella morte la soluzione delle proprie sofferenze – ha affermato – spesso vive in solitudine e dovrebbe essere accolto e confortato, non ucciso». Anche Petrucci, di Fratelli d’Italia, ha contestato l’approccio ideologico.