Pisa
Pisa: il messaggio alla diocesi del nuovo vescovo Cannistrà
Le parole del nuovo arcivescovo: "Sono felice di essere stato inviato proprio a Pisa, città che amo"
“Sono felice di essere stato inviato proprio a Pisa, città che amo, nella quale ho studiato, ho scoperto la mia vocazione religiosa e sono stato ordinato presbitero”. Così scrive mons. Saverio Cannistrà, nominato arcivescovo di Pisa, nel messaggio alla nuova diocesi. Pubblichiamo il testo, insieme alla lettera scritta da mons. Giovanni Paolo Benotto, amministratore apostolico della diocesi fino all’ingresso del suo successore.
Lettera alla Chiesa Pisana di Padre Saverio Cannistrà OCD
Eccellenza Reverendissima, confratelli nel sacerdozio, carissimi fratelli e sorelle tutti,
Papa Francesco mi ha chiesto di mettermi al servizio del popolo di Dio che è in Pisa. Ho accettato in spirito di fede e di obbedienza, consapevole dei miei molti limiti. Cercherò di svolgere questo compito così bello e così grande nell’unico modo che conosco: pregando, meditando e ascoltando la Parola di Dio, nei tanti modi e forme in cui quotidianamente ci raggiunge. Desidero con tutto il cuore annunziare, celebrare, testimoniare ciò che a mia volta ho ricevuto. So che in questo compito, che supera le capacità di un uomo, non sarò solo. Ricordo una frase di santa Teresa di Gesù, mia madre nel Carmelo, che diceva: «L’obbedienza dà la forza». Penso che tanti di noi ne hanno fatto l’esperienza: la grazia non abbandona chi si mette al servizio del disegno di Dio. Al contrario, sovrabbonda e ricolma e rende capaci di compiere ciò che né l’intelligenza riesce a comprendere, né l’abilità umana a realizzare.
Non so, invece, che cosa esattamente mi attenda, non ho programmi né agende. Avrò bisogno di tempo per vedere, ascoltare, imparare. Per ora non ho che il mio piccolo “eccomi” da presentare al Signore e a voi, fratelli e sorelle. Ma sono felice di essere stato inviato proprio a Pisa, città che amo, nella quale ho studiato, ho scoperto la mia vocazione religiosa e sono stato ordinato presbitero. Con gioia mi preparo a percorrere con voi i sentieri di questa storia e di questa terra che il Signore mi ha donato ora come mie. E già vi ringrazio per la vostra accoglienza benevola e indulgente: ringrazio mons. Giovanni Paolo, i preti, i religiosi e religiose, i laici e le laiche e tutti gli uomini e donne di buona volontà di questa diocesi. Vi chiedo di pregare per me. Affidatemi in modo particolare all’intercessione di san Ranieri, nostro patrono.
Vi rivolgo queste poche parole che il cuore mi detta in questo momento, dal luogo in cui ho vissuto e lavorato, e soprattutto amato, negli ultimi due anni e mezzo, e cioè la chiesa e la comunità di san Pancrazio a Roma. Rendo grazie al Signore per questo tempo che mi ha concesso. Ho trovato tanti fratelli e sorelle che mi hanno testimoniato la loro vita di fede, il loro amore per Gesù e per la Chiesa, il loro impegno concreto per i più poveri e bisognosi.
Ringrazio Dio per la comunità carmelitana in cui ho avuto il privilegio di trascorrere questi anni, in particolare per il dono inestimabile dei miei fratelli più giovani, a me affidati come formatore. Lasciare tutto questo, lasciare questi amici, fratelli e figli non è un piccolo sacrificio, anche se so che in realtà non li sto lasciando, ma consegnando nelle mani di chi me li aveva affidati solo per un tempo. Mi pare di capire ora che il Signore ha voluto farmi crescere nell’esperienza della paternità, perché potessi esercitarla più ampiamente verso tutto il popolo di Dio.
Vi parlo da un luogo sacro e ricco di storia, quello in cui un giovane di nome Pancrazio 17 secoli fa ha dato la vita per Cristo. Da questo luogo anche un grande pastore e dottore della Chiesa, san Gregorio Magno, ha predicato sulla carità fraterna, che è dare la vita per gli amici. Metto queste memorie di storia personale e collettiva nel bagaglio che porto con me. Spero che non sia troppo ingombro perché ho bisogno di tanto spazio vuoto per accogliere la ricchezza che mi attende nella mia nuova patria. Ma il bagaglio che si porta nel cuore non pesa e non ingombra. Le dimensioni del cuore sono proporzionali alla carità che lo abita. Ed è questo che chiedo al Signore per me e per voi. Uniamoci in questa preghiera: Dilata i nostri cuori, Signore, rinnovali e fortificali con il soffio del tuo Spirito. Amen
Lettera di Mons. Giovanni Paolo Benotto
Carissimi,
dopo 17 anni di servizio episcopale alla Chiesa pisana, è giunto il momento di consegnare i compiti e le responsabilità di pastore e guida della nostra diocesi a S.E. Padre Saverio Cannistrà OCD, che il Papa ha nominato nuovo arcivescovo metropolita di Pisa.
Anch’io, con l’apostolo Paolo a Timoteo vorrei poter ripetere in piena verità: “Ho combattuto la buona battaglia, ho terminato la corsa, ho conservato la fede”(2Tim 4,7).
Senza falsa umiltà e senza presumere di me stesso, ringrazio il Signore per avermi accompagnato sempre con la sua grazia in tutto il mio cammino di vita e nel servizio di prete e di vescovo. Sicuramente avrei potuto fare di più e meglio e per questo chiedo perdono per le mie inadempienze.
Desidero ringraziare tutti: sacerdoti, diaconi, religiose, religiosi e fedeli laici di tutte le età e le condizioni per l’affetto, l’amicizia e il senso di famiglia che ho sperimentato in ciascuno dei nove vicariati della nostra diocesi; nelle singole parrocchie e nelle Unità pastorali, come pure nelle Associazioni e nei Movimenti ecclesiali.
Quando il 2 febbraio 2008 veniva reso noto il mio trasferimento da Tivoli a Pisa – un ritorno a casa – risuonava dentro di me un detto antico: “Nemo propheta in patria”; oggi, non dico di essere stato profeta, ma posso dire di non essermi mai sentito estraneo a nessuno e a nessuna comunità non solo ecclesiale, ma anche sociale o culturale.
Un grazie affettuoso voglio esprimerlo a tutti coloro che più da vicino mi hanno aiutato e sostenuto nel portare il peso, ma anche la gioia, del lavoro pastorale quotidiano, senza risparmio e con grande ed efficace generosità. A tutti il Signore doni l’abbondanza delle sue benedizioni.
Che cosa farò, una volta che sia arrivato in mezzo a noi il nuovo arcivescovo?
È ovvio che prete e vescovo sono e tale rimango, e senza difficoltà, se non quella dell’età anagrafica e delle conseguenti problematiche che ne conseguono, mi metterò a servizio dei confratelli e della nostra gente nell’esercizio del quotidiano servizio presbiterale. Comunque si vedrà strada facendo.
Oltre a quanto ci è stato comunicato dalla Nunziatura Apostolica in italia, desidero aggiungere qualche parola per presentare il mio successore.
Saverio Cannistrà arrivò a Pisa dalla sua terra di origine, quale giovane studente universitario della Scuola Normale Superiore, e a Pisa, oltre che studiare andò scoprendo e maturando la sua vocazione religiosa alla quale il Signore lo chiamava presso il Convento dei Padri Carmelitani Scalzi di San Torpè. Non solo Saverio divenne frate carmelitano, ma proprio qui a Pisa, in San Torpè, fu ordinato presbitero dall’Arcivescovo Alessandro Plotti il 24 ottobre 1992. In quella occasione, per le precarie condizioni del cerimoniere arcivescovile mons. Innocenzo Barozzi, l’arcivescovo mi chiese di guidare il rito di ordinazione, avendo anch io la possibilità, come presbitero, di imporre le mani sul capo dell’ordinando.
Per Padre Saverio, Pisa è stata una seconda patria e senza dubbio la Chiesa pisana è stato il grembo materno in cui è maturata la sua vocazione, ricevendone il sigillo presbiterale.
Studio, vita religiosa comunitaria, insegnamento teologico e poi un servizio a livello mondiale come Preposito generale dei Carmelitani Scalzi con la responsabilità anche delle comunità Carmelitane femminili, Padre Saverio ha avuto come orizzonte del suo servizio la Chiesa universale.
Con la nomina di Padre Saverio ad arcivescovo di Pisa, il papa ci ha fatto davvero un bel regalo e una gradita sorpresa. Ed un regalo ancora più bello è che Padre Saverio riceva la sua consacrazione episcopale nel nostro Duomo la domenica 11 maggio, giornata mondiale di preghiera per le vocazioni.
Da parte mia, fin da ora, offro al nostro nuovo arcivescovo la mia più cordiale e fraterna collaborazione, e credo, ben conoscendovi, che non mancherà neppure da parte di tutti i membri della Chiesa pisana la disponibilità generosa a mettersi in gioco nel servizio ecclesiale.
Chiedo a tutti di pregare per il nuovo arcivescovo. Affidiamolo e affidiamoci tutti insieme alla Vergine Santa che veneriamo come Madonna di sotto gli Organi e a San Ranieri nostro Patrono perché sappiamo camminare con rinnovato entusiasmo sulla via del Vangelo e della carità, per essere tutti insieme segno splendente della Chiesa una, santa, cattolica e apostolica in Cristo Signore “Luce del Mondo” come ci dice il grande mosaico del Pantocratore che domina l’abside della nostra chiesa cattedrale.