Papa Francesco
Papa: “Non dimentichiamo di pregare per la pace”
L'appello all'Angelus nella festa dell'Epifania
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“Non dimentichiamo di pregare per la pace in Ucraina, in Israele e in tutti i Paesi che sono in guerra”. È l’appello del Papa, al termine dell’Angelus dell’Epifania in piazza San Pietro. Il Santo Padre ha inoltre formulato gli auguri alle comunità ecclesiali dell’Oriente, che domani celebrano il Natale: “Assicuro in modo particolare la mia preghiera per quelle che soffrono a causa dei conflitti in atto”, la vicinanza di Francesco.
“Noi, oggi, a quale categoria apparteniamo? Siamo più simili ai pastori, che la notte stessa vanno in fretta alla grotta, e ai Magi d’Oriente, che partono fiduciosi alla ricerca del Figlio di Dio fatto uomo; o siamo più simili a coloro che, pur essendo fisicamente vicinissimi a lui, non aprono le porte del loro cuore e della loro vita, rimangono chiusi e insensibili alla presenza di Gesù?”. A domandarlo ai fedeli riuniti in piazza San Pietro per l’Angelus dell’Epifania è stato il Papa, che questa mattina ha presieduto nella basilica di San Pietro. “Facciamoci questa domanda”, ha proseguito a braccio: “Secondo una storia, un quarto re mago arriva tardi a Gerusalemme, proprio nel giorno della Crocifissione di Gesù, perché si è fermato nella strada ad aiutare tutti i bisognosi con i doni preziosi che incontrava. Alla fine è salito un vecchio che ha detto: ‘Tutto quello che hai fatto per l’ultimo dei fratelli lo hai fatto per me’. È una bella storia, questa”. “Chiediamo alla Vergine Maria che ci aiuti, affinché, imitando i pastori e i Magi, sappiamo riconoscere Gesù vicino a noi, nell’Eucaristia, nel povero, nell’abbandonato, nel fratello e nella sorella”, l’appello finale.
“La stella, che in cielo offre a tutti la sua luce, ci ricorda che Dio, facendosi uomo, viene nel mondo per incontrare ogni uomo e donna della terra, a qualsiasi etnia, lingua e popolo appartenga, e che a noi affida la stessa missione universale”. Lo ha spiegato il Papa, nell’omelia della messa dell’Epifania, presieduta nella basilica di San Pietro. “Ci chiama, cioè, a mettere al bando qualsiasi forma di selezione, di emarginazione e di scarto delle persone, e a promuovere, in noi e negli ambienti in cui viviamo, una forte cultura dell’accoglienza, in cui alle serrature della paura e del rifiuto si preferiscano gli spazi aperti dell’incontro, dell’integrazione e della condivisione”, l’appello di Francesco: “luoghi sicuri, dove tutti possano trovare calore e riparo. Per questo la stella sta in cielo: non per rimanere lontana e irraggiungibile, ma al contrario perché la sua luce sia visibile a tutti, perché raggiunga ogni casa e superi ogni barriera, portando speranza fino agli angoli più remoti e dimenticati del pianeta”. La stella dei Magi, per il Papa, “sta in cielo per dire a chiunque, con la sua luce generosa, che Dio non si nega a nessuno e non dimentica nessuno. Perché è un Padre la cui gioia più grande è vedere i suoi figli che tornano a casa, uniti, da ogni parte del mondo, la gioia di vederli gettare ponti, spianare sentieri, cercare chi si è perso e caricarsi sulle spalle chi fatica a camminare, perché nessuno rimanga fuori e tutti partecipino alla gioia della sua casa”.