Massa Marittima Piombino
Natale, Ciattini (Massa Marittima – Piombino): “Viene il re della gloria”
Il messaggio con gli auguri di Natale del vescovo di Massa Marittima - Piombino Carlo Ciattini
Carissimi fratelli e sorelle, la liturgia dell’avvento ci invita a una straordinaria novità: quella della luce che si accende nel mattino; e la definisce luce nuova, anzi direi nuovissima. E come potrebbe essere diversamente? La sua novità è proprio questa, che non si accende nella notte, come sarebbe normale, ma è una luce che si accende nel mattino: una luce per vedere la luce vera: «Alla tua luce vediamo la luce» (Salmo 35,10).
Veramente abbiamo bisogno di quella luce per vedere, per accorgerci chi siamo e dove siamo, e questo è possibile perché quella luce è presenza del Signore, la luce vera annunziata dai profeti: «Le voci dei profeti annunziano il Signore, che reca a tutti gli uomini il dono della pace. […] Una voce risuona viene il re della gloria».
Oggi che cosa attendiamo se non la pace? Una pace nel profondo del cuore dell’uomo che possa segnare e costruire giorni di pace. Come sembra estranea all’uomo la pace! È qualcosa che sempre più si sottrae alla sua volontà, al suo desiderio. Una pace che nonostante tutto sfugge dalle mani dell’uomo; egli non riesce ad accoglierla, a custodirla, a trattenerla. Approfittiamo di questo tempo per ascoltare con animo rinnovato le voci dei profeti che annunziano il Signore che reca a tutti gli uomini il dono della pace. È lui che dobbiamo accogliere per accogliere la pace; perché Lui è la nostra pace (Cfr. Ef 2, 13).
Nell’accoglienza di Lui, del Dio che viene a noi e si fa nostro fratello, ma soprattutto nostro nutrimento, – dunque nostra forza, energia vitale, cibo per nutrirci e farci crescere in santità, – diveniamo capaci di accogliere l’altro accanto a noi. La pace fruttifica nel lavoro quotidiano di accogliere l’altro nella nostra vita. Per quanto sia vero che l’accoglienza dell’altro è fatica, abbiamo una certezza: questa fatica può essere sostenuta solo con la robustezza, la forza che deriva da quel cibo che è Cristo.
Andiamo dunque a Betlemme, «la casa del pane», perché solo andando là potremmo festeggiare e perciò gioire del Natale. Solo ciò che ci porta gioia è motivo di festa. Purtroppo l’uomo dei nostri giorni è divenuto capace di recitare la festa e dunque far finta di festeggiare, ma non vive la gioia della festa. Vive lo sballo, il trambusto, il baccano, lo stordente che i padroni del mondo stanno organizzando continuamente e sempre più tenacemente. Un campionario immenso, un catalogo che nessuno potrà mai sfogliare fino in fondo, dove sono elencate le diverse tattiche, i diversi ruoli, gli artifici e i raggiri per impadronirsi dell’uomo. Cristo è il grande liberatore, il cammino di libertà che lui è venuto ad offrirci è l’autentico cammino di pace e della gioia.
Andare a Betlemme, prepararci all’incontro con Lui è liberazione, è progettare i tempi nuovi. Ma solo accogliendo quella luce possiamo incamminarci senza perderci per strada, senza fermarci, senza deviare. Nessun mattino, per quanto luminoso, può bastare all’uomo per decidersi a partire, ad uscire da sé, ad andare all’altro, senza la «luce nuova».
Solo l’andare all’incontro con il Dio fatto carne ci illumina, mentre definisce e realizza realmente spazi capaci e luoghi sicuri per l’incontro con ogni uomo, per un’umanità riconciliata e pacificata.
I pastori all’annunzio degli angeli partirono perché, come è detto, essi erano persone vigilanti e il messaggio poteva raggiungerli proprio perché erano svegli. «Noi dobbiamo svegliarci, perché il messaggio arrivi fino a noi. […] Svegliarsi significa uscire dal mondo particolare dell’io ed entrare nella realtà comune, nella verità che, sola, ci unisce tutti. Il conflitto nel mondo, l’inconciliabilità reciproca, derivano dal fatto che siamo rinchiusi nei nostri propri interessi e nelle opinioni personali, nel nostro proprio minuscolo mondo privato. L’egoismo, quello del gruppo come quello del singolo, ci tiene prigionieri dei nostri interessi e desideri, che contrastano con la verità e ci dividono gli uni dagli altri. Svegliatevi, ci dice il Vangelo» (Benedetto XVI, Omelia, 24.XII.2009).
Quella luce del Cristo ci sveglia, come quando mamma apriva le finestre e ci invitava ad alzarci. Quella luce non di rado ci urtava, spesso ci schermavamo gli occhi con le mani nascondendosi a quella luce amica, come spesso facciamo quest’oggi, indugiando, quando la luce ci raggiunge nel nostro intimo. «Anche noi, quando siamo nel peccato, siamo in questo stato: non tolleriamo la luce. È più comodo per noi vivere nelle tenebre; la luce ci schiaffeggia, ci fa vedere quello che noi non vogliamo vedere. Ma il peggio è che gli occhi, gli occhi dell’anima dal tanto vivere nelle tenebre si abituano a tal punto che finiscono per ignorare cosa sia la luce. Perdere il senso della luce, perché mi abituo più alle tenebre. […] Anche noi, quando siamo in stato di peccato, in stato di allontanamento dal Signore, diventiamo ciechi e ci sentiamo meglio nelle tenebre e andiamo così, senza vedere, come i ciechi, muovendoci come possiamo» (Francesco Omelia, santa Messa in Santa Marta, 22.IV.2020).
Scrive sant’Ambrogio: «Il sole avanza, inondando il giorno di un grande splendore, il mondo di una gran luce, e tutto riscaldando con il suo calore. Stai attento, o uomo, a non valutarne soltanto la grandezza: potrebbe succedere che il suo straordinario fulgore ti accechi la vista dell’anima… Ma quando vedi il sole, rifletti al suo fattore, quando te ne innamori, esalta il suo creatore. Se tanto bello è il sole pure essendo strettamente associato alla sorte di ogni cosa creata, quanto non sarà mai splendido il “sole di giustizia”» (Commento al salmo 119, 90-91).
A tutti il mio augurio di un felice e santo Natale!
Carlo Ciattini, vescovo di Massa Marittima – Piombino